Cari frati,
come sapete la scorsa settimana sono stato in visita alla Delegazione del Cile, insieme a fr.Giancarlo Capitanio, economo provinciale, e a fr.Giovanni Voltan, Assistente generale FIMP.
Tutti sappiamo dalle notizie che ci giungono attraverso i mezzi di comunicazione che la situazione del popolo cileno è tutt’altro che tranquilla. I nostri frati, grazie a Dio, stanno bene e ci hanno raccomandato di portare a tutti voi i loro saluti.
Da parte nostra abbiamo voluto chiedere direttamente a loro di raccontarci quello che sta succedendo in Cile per avere una lettura più chiara di quello che filtra solo parzialmente attraverso i canali della comunicazione ordinaria.
Quanto potete leggere nel testo che segue ci induce ad intensificare ulteriormente la nostra preghiera per il popolo cileno e per i nostri frati che, con la gente di quel paese, vivono testimoniando generosamente il Vangelo di Gesù.
Fraternamente,
fr. Roberto Brandinelli, Vicario provinciale
Carissimi frati
Sapendo che molti desiderano sapere cosa sta succedendo in Cile (i giornali italiani stanno parlando abbastanza di noi e di quanto si vive) e come stiamo noi frati, mi è stato dato l’incarico di mandarvi uno scritto che risponda alle vostre domande e preoccupazioni.
Quando vent’anni fa mi stavo preparando nel CUM di Verona per venire in Cile, una delle prime cose dettemi nel corso era che si trattava di un paese dove la “breccia” tra poveri e ricchi era una delle più alte (se non la più alta) in sud America; un paese dove, dopo un lungo tempo di dittatura (17 anni) e l’arrivo della democrazia, si dava inizio a uno sviluppo economico via via crescente, uno sviluppo però che favoriva decisamente le classi più ricche (pochi ricchi, sempre più ricchi), lasciando i più poveri (la maggior parte della popolazione) con ben poco nelle loro “tasche”, come risultato di questo miglioramento socio-economico.
Arrivato in Cile a poco a poco mi sono reso conto di come la nostra gente dovesse affrontare numerose ingiustizie soprattutto in tema di salute (un paese dove ci sono ottime strutture per curarsi, però private e carissime: quante le persone che hanno aspettato mesi per iniziare un trattamento ad es. contro un tu
more in strutture pubbliche con le conseguenze che potete immaginare), di educazione (qui non è gratuita e studiare all’università vuol dire indebitarsi nella maggior parte dei ragazzi), di salario (il salario minimo è attualmente di 370 euro circa con un costo della vita in proporzione decisamente alto), di pensione (pensioni ridicole con la pensione minima o sociale come credo la chiamano in Italia di 120 euro).
Fino a 15 giorni fa Cile era sicuramente considerato come uno dei paesi più sicuri, economicamente parlando, di tutta l’America Latina grazie a qu
esto sviluppo post dittatura, uno sviluppo però, come già detto, che ha accentuato sempre più la differenza tra poveri e ricchi. E i po
ver i hanno sopportato la situazione per tanti, troppi anni, finché a partire da venerdì 18 ottobre è scoppiato “lo scontento” sorprendendo tutti! La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata l’aumento del biglietto del metro. Fin dall’inizio hanno preso il sopravvento durissimi atti di vandalismo e distruzione che hanno messo fuori uso il sistema della metropolitana, vero gioiello di struttura e soprattutto il mezzo più usato dalle classi più povere per andare al lavoro (fuori uso 80 stazioni in poco tempo con distruzione pressoché totale di numerose delle stesse).
Dalla capitale Santiago il fenomeno si è diffuso rapidamente a macchia d’olio a tutto il paese e ben presto alle distruzioni si sono aggiunti i saccheggi dei supermercati e numerosi incendi dolosi. Un panorama davvero tremendo. Si è arrivati in poco tempo allo stato di emergenza nazionale con carabinieri e militari nelle strade e il coprifuoco nelle ore notturne (cosa che ha risvegliato nei più vecchi il tempo dolorosissimo della dittatura). Poi i primi morti, i feriti e i numerosi detenuti (si parla anche di eccessivo uso della forza fino a torture). Una situazione grave, complessa, tutta in divenire e con un governo messo decisamente in scacco.
Quanto durerà? Non si sa, sicuramente ancora per lungo tempo (sono già sul tappeto diverse misure di tipo sociale che possano almeno parzialmente risolvere le tante ingiustizie sociali, però…). Solamente dopo alcuni giorni sono iniziate le prime manifestazioni pacifiche della maggior parte dei cileni che vogliono davvero un cambiamento che faccia loro finalmente giustizia, però attraverso il dialogo, senza violenza: il processo ha portato venerdì 25 in Santiago a una manifestazione di circa 1.300.000 persone, la più grande nella storia del paese, segno di un Cile bello, che si è svegliato ma che vuole anche camminare unito in pace e in dialogo verso mete concrete di giustizia.
Chi porta avanti la violenza e le distruzioni è un gruppo di “incappucciati” (per non farsi riconoscere) che si muovono come veri folli (sabato notte sono entrati nella cattedrale di Valparaiso distruggendo tutti banchi), senza potere costituire un gruppo con cui dialogare.
Questi i fatti a grandi linee. Da ieri [27 ottobre] è stato tolto lo stato di emergenza e il coprifuoco.
E ora noi frati: stiamo bene anche se davvero preoccupati. Chi ha vissuto e vive i momenti più tesi sono stati i frati di Santiago e questo dovuto alla ubicazione della nostra Chiesa (molto vicina a una stazione metro). Relativamente più tranquilla la situazione in Curicó e a Copiapó, pur sapendo che le cose possono cambiare rapidamente. Sentiamo tutti assai importante accompagnare la nostra gente, pregando con loro e cercando di seminare parole di speranza, però stando ben presenti e non chiudendoci nei nostri conventi. Nei giorni di sabato e domenica scorsi le tre comunità hanno realizzato un momento di preghiera vivo, dinamico, gioioso.
Trovate alcune foto: alcune di una manifestazione pacifica per le strade di Copiapó a cui abbiamo partecipato io e fr. Emilian; poi una bellissima immagine da un drone della famosa manifestazione a Santiago, e altre dell’attività realizzata nella piazza di fronte alla facciata della Chiesa, attività dal titolo “sono-francescano-per-la-pace” con canti, preghiera e… colore.
Pregate per il Cile e pregate per noi, non solo e soltanto per la nostra incolumità, ma perché sappiamo dar testimonianza di “hermanos=frati” vicini e a fianco della nostra gente!