Duemila fedeli al Santo per la Festa della Lingua Fonte "Il Mattino di Padova" di Lunedì 19 Febbraio 2018, pagina 14 Basilica "internazionale" gremita per la solenne Traslazione di Sant'Antonio. Padre Voltan: «Bisogna fare scelte, tentazioni e fatiche ci dicono chi siamo»
«Dobbiamo scegliere perché senza scelta non possiamo vivere». Ieri pomeriggio, padre Giovanni Voltan, Ministro provinciale dei Frati minori conventuali, ha parlato di discernimento, di consapevolezza nelle scelte, celebrando la santa messa cantata (animata dalla Cappella musicale antoniana) per la Traslazione di Sant'Antonio, tradizionalmente chiamata Festa della Lingua. «Cambiano i tempi e le situazioni, eppure il vangelo di Gesù ci parla ancora, ci affascina, ci commuove e ci fa fare delle scelte, soprattutto se troviamo qualcuno che ce lo porge nel modo giusto. Cosa avrebbe detto Antonio?», chiede il religioso. «Che la tentazione, la prova, la fatica, sono anche opportunità: il deserto delle tentazioni non è solo un postaccio, ma un luogo spirituale perché è lo Spirito a portarci in questa palestra dove giochiamo le nostre scelte. La scelta tra avere potere e mettersi a disposizione degli altri; tra apparire ed essere; c'è da discernere tra bene apparente e bene reale: il demonio, come ha spiegato papa Francesco, presenta il male come bene e il falso come vero confondendo così il nostro cuore. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato e superficiale ma riconoscere quello che lascia dentro di noi un'impronta buona e duratura perché viene da Dio e vale per il nostro bene». Nel "deserto" dunque c'è da «lottare», ma è anche «un'occasione di crescita». «Non sappiamo mai bene chi siamo noi stessi, se non nel momento della prova, della fatica, della tentazione. Dunque è necessario non guardare sempre se stessi o le proprie cose, i propri "casini"». Un'omelia intensa prima della processione con le reliquie di Sant'Antonio, portate in spalla dalla Confraternita dei macellai, in una basilica internazionale, salda con una devozione intima. La Festa della Lingua è il secondo momento antoniano dopo la solenne festa del 13 giugno. Che ricorda il ritrovamento della lingua incorrotta del Santo dopo oltre 750 anni, dopo poco più di trent'anni dalla sua morte. Ieri sera, lentamente, una folla di duemila persone si è mossa composta verso la cappella delle Reliquie, a cominciare dalle confraternite, fino alla platea, tra canti e litanie. Prima della benedizione il rettore della basilica, padre Oliviero Svanera, ha sottolineato la vicinanza dei ragazzi del Calcio Padova. I frati della basilica hanno infine ricordato il bilancio del movimento spirituale registrato nel santuario nel 2107: 3,5 milioni di visitatori, con fedeli provenienti da 77 nazioni, dall'Albania al Vietnam.
La giornata uggiosa non ha impedito a tanti padovani di affluire in basilica, ieri, per la ricorrenza della traslazione dei resti mortali di frate Antonio, popolarmente chiamata Festa della Lingua. La presenza è stata notevole: un migliaio di devoti, con le rappresentanze dell'associazionismo cattolico, del volontariato, Sovrano Militare Ordine di Malta, cavalieri del Santo Sepolcro, Arciconfraternita, con i soci della Pia Unione Macellai a portare la reliquia del Mento del Taumaturgo. Il delegato pontificio monsignor Fabio Del Cin aveva portato anche il saluto e la benedizione del Papa. G.L.
(G. Lu.)
«Sant'Antonio? Ha più tifosi del Padova primo in classifica» Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Lunedì 19 Febbraio 2018, pagina 2 Una folla in basilica alla cerimonia della Lingua e padre Giovanni Voltan fa un paragone calcistico «Allo stadio c’erano 4.789 spettatori, ma qui in due giorni il numero di fedeli è stato maggiore»
PADOVA La coincidenza della Festa della Lingua del Santo con la prima domenica di Quaresima ha portato le liturgie celebrate in basilica a una considerazione sulla vita e sull'opera di frate Antonio: la predicazione del Vangelo, la testimonianza della Verità, due punti sottolineati nelle omelie del delegato pontificio Fabio Dal Cin, che ha officiato al mattino, e del ministro provinciale dei frati minori conventuali Giovanni Voltan, nel pomeriggio.
La «fisionomia forte data al quaresimale dal Santo» era talmente efficace che, come si legge nella sua prima biografia, l'Assidua, «nella grande quaresima del suo ultimo anno di vita, in trentamila padovani accorsero ad ascoltarlo…», come detto da padre Voltan, che ha aggiunto: «Ieri (sabato, bdr), il Padova capolista che giocava in casa ha avuto 4.789 spettatori; non so tra ieri e oggi quanti fedeli siano passati per la basilica, ma certamente è difficile arrivare alla cifra di persone riportate dalla Assidua, padovani che chiudevano tutto nei giorni della quaresima per ascoltare frate Antonio».
Padre Voltan ha indicato l'invito del Taumaturgo alla confessione, alla contrizione, e richiamando al digiuno per quaranta giorni nel deserto, ha avvertito: «Per Gesù, e anche per noi, la scelta tra essere un messia venuto per servire oppure per essere messia di successo, servito e apparire o per essere… La tentazione del divisore ci porta sempre a scegliere tra due cose, tra due amori. Chi voglio essere? Chi voglio seguire? Scegli, perché senza scegliere non vivi».
Nella omelia della solenne concelebrazione del mattino (introdotta dall'Attende Domine et miserere, quia peccavimus Tibi della Cappella musicale), dopo il saluto del rettore padre Oliviero Svanera, monsignor Dal Cin ha indicato la Quaresima come «il tempo per ritornare a Dio» e la reliquia incorrotta «rinvia alla Verità che per sua natura è incorrotta. La verità non invecchia mai, perché, appunto, la Verità è Cristo, l'uomo nuovo che fa nuove tutte le cose ed è sempre giovane, non passa mai di moda».
Fare Quaresima, dunque, «è ringiovanire spiritualmente». Ancora: «La verità va sempre onorata perché soltanto così è possibile praticare la giustizia fino in fondo, amare anche coloro che non amiamo, perdonare le offese e pregare per quelli che non ci capiscono o ci contrastano. È questa verità di Cristo che ci libera dall'inquinamento della possessività, dell'ambizione e dell'orgoglio, e che ci rende capaci di servire i fratelli con prontezza e disinteresse».
Poi, richiamando Sant'Antonio sul peccato di omissione, e quindi Papa Francesco, Dal Cin ha stigmatizzato «il silenzio irresponsabile di chi assiste, inerte, alle infamie e violenze che vediamo scorrere nelle cronache attuali, che giungono ai nostri occhi, alle nostre menti, e agli occhi ma anche alle menti di chi è preposto, per propria precipua mansione, ad adoperarsi affinché la verità non soccomba».
Quando la verità soccombe, infatti, «perdiamo tutti, perde la dignità dell'essere umano, credente o meno, praticante o meno. Quando ci abituiamo, passivamente, a vedere soccombere la verità, abdichiamo alla nostra dimensione umana, di essere umano inserito in un contesto sociale… Apriamo le porte all'indifferenza, quando non al cinismo silente e pavido».
Infine, il delegato pontificio ha esortato a «non interrompere mai il cammino verso la Verità, di non cessare mai di cercare la verità su se stessi, sulle vicende e sulle cose con l'occhio interno del cuore. Dio non mancherà di darci la sua luce per vedere che ci vuole bene e per sentire in noi la sua forza». Riprendendo il significato della Festa della traslazione del Santo, ecco la preghiera «perché la nostra lingua tenti di imitare quella di sant'Antonio, perché sia sempre a servizio della verità».