L’intervento, finanziato da un’azienda padovana, mette in luce un punto della basilica dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio.
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Ecco il Cristo sofferente
È sotto tutti i punti di vista un pezzo di nicchia, all'ingresso della navata di destra della basilica del Santo, proprio dentro una nicchia (80 centimetri per 120), appunto: un autentico gioiellino attribuito a Jacopo Parisati da Montagnana, l'affresco raffigurante Cristo passo, cioè sofferente (XV secolo), appena restaurato e ridato all'antico splendore.
Restaurato affresco al Santo. Un piano per le altre opere
Cristo passo con gli strumenti della Passione attribuito a Jacopo Da Montagnana. Scoperte sette preghiere di San Gregorio Magno incise sulla parete della nicchia.
Ventuno padrenostri e quattro avemarie, ogni giorno, davanti ad un Cristo, per ottenere l'indulgenza plenaria di trentamila anni e ventitré giorni. Lo esortavano i papi Gregorio Magno e Sisto IV, tanto che papa Gregorio scrisse, addirittura di suo pugno, sette preghiere rinvenute a sorpresa durante il restauro di un Cristo del '400. Tutto questo rappresenta l'affresco del "Cristo passo con gli strumenti della Passione", dipinto nella Basilica del Santo e attribuito a Jacopo Da Montagnana, tornato alla luce grazie al finanziamento di 10 mila euro dell'azienda padovana Interchem Italia.
I lavori hanno scoperto anche le preghiere (cronologicamnete posteriori) del pontefice, incise sulla pietra nella parete a fianco alla nicchia. È riemerso l'antico splendore di un angolo del Quattrocento dedicato al suffragio delle anime del Purgatorio. Un regalo senza altro scopo che rendere bello un pezzo di città che l'azienda si è donata per i suoi primi trent'anni: e siccome la chiesa dedicata al taumaturgo è su suolo vaticano, rischia di non poter contare nemmeno sullo sgravio fiscale previsto dal bonus arte.
L'intervento è stato promosso dalla Veneranda Arca del Santo e presentato ieri, nella Sala dello Studio teologico, alla presenza del vicerettore del Santo, padre Giorgio Laggioni; del presidente della Veneranda Arca, Emanuele Tessari; dell'assessore alla cultura Andrea Colasio; dell'Ad di Interchem Italia, Gianni Pierbon e di Giovanna Baldissin Molli, del Collegio di presidenza della Veneranda Arca e docente al Dipartimento dei Beni culturali del Bo.
Il lavoro, pulitura e consolidamento della superficie pittorica, è stato eseguito dal restauratore Giordano Pasarella. Il risultato è una nicchia ricca di significati allegorici che raccontano la Passione del Cristo: il canto del gallo, la tunica giocata a dadi, il bacio di Giuda e le mani del discepolo che contano le trenta monete del tradimento, l'acqua che lava le mani di Pilato la spugna e i chiodi della tortura, l'orecchio tagliato da Pietro e riattaccato da Gesù, il velo della Veronica, fino ad un gesto sconcio, un insulto sessuale che restituisce l'intensità di tutta la brutalità e la violenza della crocifissione. La strada della valorizzazione delle opere d'arte all'interno della casa dei frati è appena cominciata.
C'è già un piano di azione per alcune opere individuate dalla Veneranda Arca. L'obiettivo è collegare la basilica alla città e coinvolgere il privato nella custodia delle innumerevoli opere del santuario antoniano. Oltre alle preghiere di papa Gregorio Magno che a questo punto solleticano gli addetti ai lavori, ci sono le altre nicchie dei pilatri della controfacciata. Ognuna ospita un santo trecentesco: sant'Antonio, san Ludovico di Tolosa e santa Lucia. A questi ultimi due è stata dedicata la rassegna concertistica Musica al Santo per il Santo per raccogliere fondi per i restauri.
Elvira Scigliano - Fonte "Il Mattino di Padova" di Mercoledì 29 Novembre 2017, pagina 37