tottoli1Flora alpina: raro e prezioso frammento di paradiso che ti stupisce e ti svela dei segreti sul cielo e sulla vita, la quale è fatta anche di ricordi e di sogni
La magia dei fiori di montagna
Spesso in montagna i fiori ti stupiscono come frammenti di paradiso e ti fanno capire tanti segreti del Cielo e della vita, la quale è fatta anche di ricordi, di sogni e di magia. sito internet dell'album fotografico:  http://www.flickr.com/photos/apollonio_tottoli/
 
La scarpetta di Venere (Cypripedium Calceolus) - Nei nostri boschi sopra Prestine invano da ragazzi avevamo cercato le scarpette di Venere (dette anche pianelle della Madonna). Forse non eravamo abbastanza convinti, perché sono fiori troppo preziosi, e le cose rare non pensi di trovarle a casa tua, ma nei posti famosi. Infatti una volta, presso il Rifugio Selvata di Molveno, nelle Dolomiti di Brenta, ci è apparso il primo cespuglio di cypripedium, in una radura, vicino al sentiero. Non era un'allucinazione, perché ogni anno a giugno continua a fiorire, e il gestore del rifugio va a trovarlo compiaciuto, e gli alpinisti tedeschi che passano per raggiungere Bocca di Brenta gli fanno visita, intrecciando sorrisi e voci sopra quelle creature gentili, che sembrano culle d'oro dalle quali spuntano occhietti vivaci. Cypripedium significa pantofola di Venere, perché la leggenda fa nascere questo fiore da una pantofola, perduta dalla dea durante un temporale.
Ma a noi piace di più la leggenda della Madonna. Mentre Maria era incinta, andò dalla cugina Elisabetta che doveva partorire il figlio Giovanni; in quei tre mesi, cercava di renderle bella la casa, piantando nel giardino tuberi di ciclamini; ma continuavano invece a crescere fiori misteriosi, con la forma di una culla d'oro e di una faccina che spia fuori. Poi, dopo la nascita di Gesù, quando il re Erode si infuriò, quei fiori, scomparvero dal giardino di Elisabetta e andarono a nascondersi lontano qua e là per il mondo. Solo da poco ci siamo accorti che le pianelle della Madonna si erano rifugiate anche nei boschi bresciani, proprio sotto i valloni dove i nostri vecchi andavano a raccogliere la genziana. Ne abbiamo scoperto un cespo stupendo, con quarantadue boccioli, che ti guardavano come bimbi incantati. Ma sono troppo ingenui, perché crescono a due passi dalla strada asfaltata. E, quando il giorno dopo siamo tornati a visitarli, erano spariti, perché Erode, che ha le ville in montagna, li aveva strappati dal terreno con tutto il loro intreccio di rizomi. Erano arrabbiate anche le due guardie forestali, che, vedendoci così tristi, ci hanno accompagnati sulla scarpata vicina per mostrarci altre fioriture.
 
La rosa di Natale (Helleborus Niger) - A dicembre, con l'arrivo delle Feste, pensi a quando da bambini, si andava a raccogliere le rose di Natale, da portare a Gesù Bambino sulla credenza della cucina.
A Prestine c'era tanta neve nei boschi, ma riuscivi lo stesso a scorgere quei fiori bianchi, perché ti guardavano con le guance tinte di rosa. Per noi piccoli l'apparire di simili creature sbocciate dal
ghiaccio era una magia o un miracolo, anche se non sapevamo la leggenda della pastorella che, alla nascita di Gesù, piangeva perché non aveva nulla da portare a Betlemme; e le sue lacrime, cadendo sulla neve, avevano fatto nascere le rose di Natale.
Oggi quella magia non si ripete più, perché i fioristi non guardano se è primavera o inverno, e nella tana delle loro serre coltivano tutto l'anno fiori di ogni specie e di ogni provenienza. Erano i miracoli dell'infanzia, come l'arrivo di Santa Lucia, i cui dolci dovevano durare fino a dopo Natale, perché dai poveri non passava quell'omone vestito di rosso che porta il panettone ai bambini dei ricchi. Neppure la befana si fermava a casa nostra, perché la vecchia con la scopa era gelosa della santa che veniva in silenzio sull'asinello, per il quale c'era pronta la crusca fuori dalla finestra.

http://www.flickr.com/photos/apollonio_tottoli/Le Stelle Alpine (Leontopodium Alpinum) - Verso i nove anni a casa nostra celebravi la festa dell'addio all'infanzia. Per la prima volta andavi in escursione con i fratelli fino al laghetto che giace ai piedi del Cornone di Blumone. La sera, anche se stanchi, tornavamo a casa di corsa, perché la mamma potesse vedere il ghiaccio che la borraccia aveva conservato bene come il frigorifero della gelateria. Nello zaino c'era pure il bottino delle nostre razzie. Avevamo però un sacro rispetto per le stelle alpine, perché sicuramente non erano fatte di erba, ma di una stoffa magica, soffice come quella del berretto della domenica. Ci fermavamo a guardarle nei nostri posti segreti, con il terrore di trovarle devastate dai villeggianti che arrivavano a Bazena in macchina.
La maestra ci aveva raccontato che le cime dei monti, immerse nel cielo fiorito di stelle, erano tristi perché aride e spoglie, e invidiavano il mare lontano, osservando sulle sue spiagge i resti graziosi delle stelle marine. Piangevano, e il loro dolore commosse il firmamento, il quale, una notte d'agosto, riversò sulle rocce una pioggia di stelle cadenti, che fecero nascere le stelle alpine. Per questo, quando da bambini incontravamo gruppetti di stelle alpine cresciute non sulla roccia ma nei prati, dicevamo: "Di sicuro queste sono cadute nel posto sbagliato!". Poi abbiamo imparato che anche i fiori emigrano; non solo il papà, che andava in Francia a lavorare dalla primavera fino in autunno avanzato, quando noi ci fermavamo per ore sul muricciolo a guardare giù nello stradone se la corriera riportava a casa il babbo con i suoi valigioni.
Anche i fiori traslocano. Il mondo e la vita sono una continua migrazione. Talvolta traumatica, come la frana che porta giù a valle le stelle alpine, o le tragedie delle nazioni che riversano ondate di profughi da un paese all'altro. Le migrazioni planetarie invece sono state lente, e nel corso dei millenni hanno colorato la terra di vegetazione e di popoli diversi. Come le stelle alpine, che dal Tibet sono arrivate sulle nostre Alpi.
 
Apollonio e Battista Tottoli - sito internet del loro album fotografico:  http://www.flickr.com/photos/apollonio_tottoli/
 
(I precedenti interventi sul tema della montagna sono usciti nei numeri 29/32/34/39) per gentile concessione del settimanale "La Vita del Popolo"
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