Con grande emozione, svelato ieri, martedì 10 giugno, il volto del Santo delle Genti, nell'occasione dell'importante convegno "Scoprendo il volto di Antonio", al Centro Culturale San Gaetano di Padova, iniziativa che rientrava nel Giugno Antoniano patavino, la manifestazione promossa da Comune di Padova, pontifica basilica del Santo, Veneranda Arca di S. Antonio, Pastorale Cittadina, Provincia Italiana di S. Antonio di Padova dei Frati Minori Conventuali, Messaggero di sant'Antonio, Arciconfraternita dei Sant'Antonio e Centro Studi Antoniani – con il contributo di Fondazione Antonveneta e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, Antonveneta-Banca MPS e Cassa di Risparmio del Veneto.
QUI UN VIDEO DAL BRASILE CHE RACCONTA LA STORIA DI QUESTO LAVORO...
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RASSEGNA STAMPA
Ecco il volto di sant'Antonio
Fonte "Avvenire" di Mercoledì 11 Giugno 2014, pagina 16
Svelata a Padova una nuova ricostruzione tridimensionale
PADOVA - Antonio, il 'santo' dei padovani e di milioni di fedeli nel mondo ha ora un volto verosimile, che spiazza quanti erano abituati all'immagine magra e asciutta che si era affermata in tempi recenti e si avvicina invece all'aspetto più 'massiccio' e corpulento dell'affresco che si trova in un passaggio del presbiterio della basilica antoniana. Lo 'svelamento' ufficiale è avvenuto ieri a Padova in occasione di un convegno che ha visto ospiti i protagonisti di 'un'esperienza'; sì perché qui si va oltre lo studio e l'indagine fisiognomica e si entra a toccare quella sensibilità intima del religioso che abita ciascuno.
Un'avventura tra archeologia, fede, tecnologie e tradizioni che ha visto coinvolti il direttore del Centro Studi Antoniani, padre Luciano Bertazzo; l'archeologo Luca Bezzi del Arc -team Archaeology (Cles, Tn), specializzato in ricostruzioni 3D; il designer 3D brasiliano Cicero Moraes, del Centro de Tecnologia da Informação 'Renato Archer' di Campinas (San Paolo) esperto in ricostruzioni facciali in archeologia; il laboratorio de Antropologia e odontologia forense (Fousp) dell'Università di San Paolo in Brasile, specializzato in stampa 3D ad altra precisione e il Museo di Antropologia dell'Università di Padova che ha portato avanti il progetto e nel prossimo inverno (15 novembre 2014-15 febbraio 2015) proporrà la mostra: 'Facce. I molti volti della storia umana'.
La ricostruzione è avvenuta grazie all'utilizzo delle più sofisticate tecniche di antropologia forense, le stesse che si vedono nelle più moderne serie televisive, che da pochi dati riescono a ricostruire una fisionomia particolareggiata.
Tutto nasce da un lavoro di ricostruzione di volti in campo archeologico avviato nel 2012 da un team italo-brasiliano e da un successivo collegamento tra il Centro Studi Antoniani e il Museo di antropologia dell'Università di Padova, interessato ai calchi delle precedenti ricognizioni di sant'Antonio (1981) e del beato Luca Belludi (1985). Da qui l'idea di utilizzare il calco di sant'Antonio per ricostruirne un'immagine in 3D che è stata poi raffinata grazie alle competenze di padre Luciano Bertazzo per la ricostruzione storica di alcuni dettagli, come la tipologia di tonsura.
«La ricostruzione facciale forense – spiega Cicero Moraes – è una tecnica per agevolare l'identificazione delle persone. Ricostruisce scientificamente i tratti del viso per permettere l'identificazione da parte degli analisti forensi. Il mio obiettivo sono invece le ricostruzioni archeologiche che utilizzano una tecnica analoga. Sostanzialmente riceviamo un cranio in 3D e lo confrontiamo con dati statistici e anatomici, che ci permettono di ricostruire la faccia di un individuo». Moraes ha ricostruito il volto senza saperne l'appartenenza: «A ogni passo mi domandavo chi fosse quell'uomo. Quando l'ho saputo, sono rimasto senza parole. Nonostante non sia particolarmente religioso, ho sentito una grande responsabilità: milioni di persone nel mondo avrebbero visto in faccia il loro santo!».
«La devozione a sant'Antonio resta comunque al di là della ricostruzione del volto – ricorda padre Luciano Bertazzo –. Poter riconoscere le fattezze reali del Santo è di per sé commovente perché il volto ha una forte valenza simbolica ed esistenziale ». A stupire Bertazzo che di sant'Antonio sa 'vita, morte e miracoli' è stata «la differenza con quanto era stato precedentemente proposto; la vigoria e la forza riscontrabile in quel volto, 'finestra' di una vita intensa e appassionata per il Regno».
Sara Melchiori
Il volto di Sant'Antonio
Fonte "Corriere del Veneto" di Mercoledì 11 Giugno 2014, pagina 14
Pelle olivastra, barba, labbra carnose: ecco la ricostruzione del laboratorio di antropologia dell'università di San Paolo
Vivace, sorridente, regolare, olivastro e pure un po' paffuto, in linea con la tradizione iconografica del «corpulentus». Antonio, il Santo per antonomasia, nato a Lisbona nel 1195, mostra il suo vero volto: a ricostruirlo è stato il designer brasiliano Cicero Moraes, esperto di antropologia forense dell'Università di San Paolo, che ieri sera lo ha svelato al pubblico in anteprima mondiale nel corso di un convegno al centro culturale San Gaetano di Padova. Il volto, ricostruito interamente in 3D, verrà esposto nella mostra sulla devozione popolare (presso la Basilica del Santo) da domani a domenica 22 giugno per concludere in bellezza il «Giugno antoniano», che ogni anno richiama a Padova migliaia di fedeli da tutto il mondo.
Il progetto nasce nel 2012 dalla collaborazione tra il museo di Antropologia dell'Università di Padova, l'associazione di studi antropologici «Antrocom» e l'azienda trentina «Arc-team», specializzata nel recupero dei beni culturali: il Centro studi Antoniani concede l'accesso ai calchi dei crani di Sant'Antonio e del beato Luca Belludi, che vengono spediti in Brasile. Un volto di Sant'Antonio, veramente, esiste già: risale al 1995 e porta la firma di Roberto Cremesini, che realizza una scultura in bronzo basandosi sul calco del 1981. Una riproduzione realistica, ma approssimativa. Nulla a che vedere col progetto del team italo-brasiliano, che punta a una vera e propria ricostruzione facciale digitale attraverso le più avanzate tecniche forensi, normalmente usate per identificare le persone scomparse o ricercate.
La tecnologia utilizzata permette di ottenere modelli digitali in tre dimensioni partendo da una collezione di foto: «La raccolta dati consiste nel fotografare l'oggetto da varie angolazioni con un buon margine di sovrapposizione – spiega Luca Bezzi ai Arc-team -. Ovviamente esistono varie metodologie, anche ibridate con la fotogrammetria più pura, e vari software che permettono di ottenere il modello tridimensionale. Nel nostro caso ci siamo basati sul sistema operativo ArcheOS, ovvero una versione di Linux disponibile liberamente online e orientata al lavoro dell'archeologo. In questo modo siamo riusciti a effettuare l'intero progetto utilizzando unicamente software libero open source. Nel caso specifico del rilievo tridimensionale abbiamo usato i programmi disponibili nella versione 4, testando nel contempo anche quelli sperimentali della versione 5».
Il valore aggiunto della ricostruzione, comunque, è dato dal fatto che Moraes lavora praticamente «alla cieca»: per non influenzarlo, i committenti non gli dicono a chi appartiene il volto su cui sta lavorando. Si sa solo che è maschio, caucasico e ha 36 anni. Il risultato è un busto in resina che mostra un volto dai tipici tratti iberici, e per la precisione portoghesi: «A ogni passo mi domandavo chi fosse quell'uomo – rivela Moraes -. Quando l'ho saputo sono rimasto senza parole, letteralmente meravigliato. Nonostante io non sia particolarmente religioso, ho sentito una grande responsabilità: milioni di persone nel mondo avrebbero visto in faccia il loro Santo».
La carnagione è olivastra, gli occhi sono profondi e marroni, le labbra sono carnose. E i capelli della chierica sono neri, come quelli della ciocca ritrovata sulla tonaca del Santo: «Personaggi come sant'Antonio diventano icone, e più di tutto è il viso a essere coinvolto in questo processo – commenta Nicola Carrara, conservatore del Museo di Antropologia, che ha seguito l'operazione nei minimi dettagli -. Il nuovo viso sconvolge l'immagine classica del Santo, spogliandola di tutte quelle sovrastrutture culturali e religiose che naturalmente tendiamo ad apporvi. Questa ricostruzione pulisce il viso da quello che noi vogliamo vedere e mostra quello che realmente era con un elevato grado di attendibilità».
Alessandro Macciò
Ricostruito il volto di Sant'Antonio
Fonte "Il Mattino di Padova" di Mercoledì 11 Giugno 2014, pagina 21
L'immagine in 3D resterà esposta fino al 22 giugno alla mostra sulla devozione nel chiostro del beato Belludi in Basilica
Abbiamo guardato in faccia Sant'Antonio, vivo nella fede, ma morto 8 secoli fa. E non è stato un miracolo, ma il risultato della tecnologia e della collaborazione tra specialisti. Il volto del Santo o meglio la ricostruzione forense del viso, rivelato al pubblico ieri sera all'Auditorium del Centro Culturale San Gaetano, resterà in esposizione dal 12 al 22 giugno negli spazi della Mostra della Devozione popolare, nel chiostro del beato Luca Belludi in basilica. Racconta Luciano Bertazzo, direttore del Centro Studi Antoniani di Padova: «L'avventura è nata da un "ponte": il collegamento tra Centro Studi Antoniani e Museo di Antropologia. La collaborazione si è innescata quando hanno saputo che esistevano i calchi delle ricognizioni sia di Sant'Antonio (1981) che del Beato Luca Belludi (1985). Ma al di là della ricostruzione del volto nei suoi aspetti tecnici, il fatto di riconoscere le fattezze reali del Santo è di per sé commovente per la forte valenza simbolica ed esistenziale. Cicero Moraes che l'ha ricostruito, "a cielo coperto", senza conoscerne l'identità, quando gli è stato rivelato che si trattava non di un filosofo o di un cavaliere ma di Sant'Antonio di Padova è rimasto prima sconvolto e poi profondamente commosso. E, davvero, ciò che colpisce è il vigore e la forza di quel viso ... finestra di una vita intensa e appassionata per il Regno!». Nicola Carrara, conservatore del Museo di Antropologia dell'Università spiega la genesi del progetto: «Nell'ottobre del 2012 Antrocom e Arc-team ci chiesero di effettuare una documentazione tridimensionale della copia di un importante fossile legato all'evoluzione umana e pre-umana: il bambino di Taung (Australopithecus africanus). Ciò per testare le tecniche più moderne di ricostruzione facciale. Tale collaborazione fu estesa anche ad altri crani famosi conservati al museo e quindi, attraverso il contatto con il Centro Studi Antoniani, alla possibilità di accedere ai calchi dei crani di Sant'Antonio e del Beato Luca Belludi». Cicero Moraes, designer 3D brasiliano: «Mi fu inviato un messaggio in cui si faceva il nome del volto ricostruito: "S.Antonio di Padova", al momento non capii. Soltanto quando si parlò del lato più folkloristico della devozione (in Brasile Sant'Antonio è famoso perché fa trovare la fidanzata o il fidanzato) provai come una scossa elettrica. Per me è stato un grande onore e anche un grande spavento guardare negli occhi il Santo. Anche i miei collaboratori quando comunicai loro l'identità di quel volto, molto portoghese, rimasero esterrefatti. Mi avevano comunicato soltanto i dati essenziali, maschio, 36 anni, caucasico. Ad ogni passo mi domandavo chi fosse quell'uomo. Quando l'ho saputo sono rimasto senza parole. Nonostante io non sia particolarmente religioso, ho sentito una grandissima responsabilità. Milioni di persone nel mondo avrebbero visto la faccia del loro Santo». «L'iconografia antoniana», aggiunge Luciano Bertazzo, «è una delle più ricche con documenti espressi dai massimi artisti di tutti i tempi. A variare sono i simboli della rappresentazione (libro, giglio, Bambin Gesù, fiamma-cuore, pane). Giotto a Padova e ad Assisi ha lasciato testimonianza. Per cui la ricerca del vero volto è relativa rispetto al volto desiderato dalla propria immaginazione simbolica ed esistenziale.
Aldo Comello
«Ecco il vero volto del Santo ricostruito dopo 800 anni»
Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Mercoledì 11 Giugno 2014, pagina 24
Non è quello che magari siamo abituati a vedere nelle immagini della tradizione, ma è quello che i padovani del medioevo hanno avuto la fortuna di vedere. Quello di Sant'Antonio è un volto dal colore olivastro, con le labbra carnose, un filo di barba e dei profondi occhi scuri. Nel modello presentato ieri sera al Centro Culturale San Gaetano emerge un volto di un uomo che sembra quasi sorridere alla vita.
Il volto del Santo è stato svelato, in anteprima mondiale, in una serata inserita nel calendario del Giugno Antoniano e promossa dal comune di Padova, Pontificia Basilica del Santo, Veneranda Arca di Sant'Antonio, Pastorale cittadina, Messaggero di sant'Antonio, Arciconfraternita di Sant'Antonio e Centro Studi Antoniani, con il contributo di Fondazione Antonveneta e Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Una serata organizzata per presentare il risultato di un importante lavoro frutto di scienza e tecnologia, ma che è stata soprattutto una grande emozione per i devoti che si sono dati appuntamento nell'auditorium di via Altinate: «Quando ho visto per la prima volta le foto - racconta Padre Enzo Poiana, rettore della Basilica del Santo - Mi sono commosso e non ho avuto il minimo dubbio: questo è Sant'Antonio. Le immagini sacre tendono a sublimare le persone, ma questo è davvero il volto di un uomo, ispanico, con degli elementi del nord Africa. Quando l'ho mostrato al Patriarca di Lisbona ha detto: questi occhi hanno visto il cielo».
L'operazione è stata possibile grazie all'avvento e all'evoluzione delle nuove tecniche di ricostruzione forense: dal solo cranio si può ricostruire con un alto grado di oggettività il volto e le fattezze di una persona. A lanciare l'idea è stato il Museo di Antropologia dell'Università di Padova: «Avevamo già ricostruito volti di nostri antenati e di personalità del nostro territorio come il poeta Francesco Petrarca - racconta Nicola Carrara, del Museo di Antropologia -. Perché non ricostruire quello di sant'Antonio, la personalità legata alla città di Padova più famosa al mondo?».
Luca Bezzi, 35 anni archeologo, membro di Arc-team Archaeology di Cles, specializzato in ricostruzioni 3D, ha creato il prototipo tridimensionale sulla base del calco realizzato nel 1981 e la ricostruzione di Roberto Cremonini del 1995, mentre Luciano Bertazzo, francescano conventuale e direttore del Centro Studi Antoniani, ha messo a disposizione della ricerca tutte le sue conoscenze e le fonti dell'epoca. Il modello è stato poi realizzato grazie ad una collaborazione internazionale, quella di Cicero Moraes, designer del Centro de Tecnologia da Informação «Renato Archer» di Campinas (San Paolo), cui sono stati forniti solo pochi dati per non influenzare un lavoro così delicato: maschio, 36 anni, caucasico. Grazie al software libero Blender Moraes ha sviluppato il modello che poi il Laboratorio de Antropologia e Odotologia Forense dell'università di San Paolo (Brasile), un centro specializzato nella stampa 3D ad alta precisione, ha ricreato dopo otto secoli il volto del Santo. Dai suoi laboratori riemerge il volto di sant'Antonio, a quasi 8 secoli dalla morte. Il modello del volto sarà esposto dal 12 al 22 giugno all'interno della mostra della Devozione popolare in Basilica.
Massimo Zilio