Omelia del ministro provincialealla Santa messa del mattino - Desidero anzitutto comunicarvi che in questi giorni molti confratelli si son fatti vivi in diversi modi per dire che oggi sono uniti a noi: penso sia bello, qui vicino al nostro caro Patrono, s. Antonio, fare un memento per tutti i frati della nostra Provincia, delle Custodie di Francia-Belgio, Ghana ed Indonesia, nelle Delegazioni di Cile e Portogallo, dei frati che sono in Assisi e a Roma e in qualsiasi luogo del mondo per seguire il Signore e servirlo nei fratelli. Noi in qualche modo li rappresentiamo e vogliamo ricordarci di tutti!
Siamo lieti d'avere fra noi dal Brasile fr. Luciano Bernardi, dal Ghana fr. Giuseppe Contessi. Un grazie al Segretario generale, fr. Vincenzo Marcoli, la cui presenza reca il saluto e la partecipazione del nostro Ministro generale, fr. Marco Tasca. Un augurio di buon compleanno ai confratelli gemelli, fr. Damiano e Cosma Cazzaro, che festeggiano la significativa tappa di 60 anni di professione religiosa.
Man mano che si avanza in età, sentiamo come certe date, accanto al compleanno e all'onomastico, ci diventano care: sono quelle della professione religiosa, dell'ordinazione sacerdotale. Sono le date più intime, le meno pubbliche. Ricordo che due anni fa nel compiere 30 anni di professione religiosa ero contento che, essendo una data fuori dai circuiti ufficiali, mi trovavo ad essere l'unico o quasi a conoscerla. Ma è pure bello, in giornate come questa, essere meno "orsetti" e vivere insieme i giubilei ufficiali come famiglia, come fraternità provinciale.
Vorrei ora tentare, per questa lieta occasione, di comunicare alcuni semplici pensieri che immagino possano essere condivisi dai festeggiati.
-Più passa il tempo e più cresce lo stupore per la grandezza del dono che abbiamo ricevuto – la professione religiosa, il sacerdozio − che ci fa sentire così piccoli e inadeguati. Quale altezza da vertigini la vocazione, la chiamata a seguire per sempre il Signore nella professione dei voti (ce ne ricordiamo quasi a memoria la formula: "Io fra..., a lode e gloria della Ss. Trinità, ispirato dal Signore, faccio voto di vivere per tutta la mia vita senza nulla di proprio, in obbedienza, castità...); quale brivido il "Tu es sacerdos in aeternum" del sacerdozio! È una vertigine che ci fa pensare come abbiamo potuto 25-50 e più anni fa, essere così incoscienti a dire sì all'Amore del Signore! Il tempo passa e io mi sento così piccolo di fronte a questo dono, mi sento così bisognoso di profonda conversione. Non sono e spero di non diventarlo mai un "professionista", non sono nè voglio diventare un habituè logorato da quanto potrei rischiare di fare a memoria. Mi ritrovo invece ad essere l'innamorato che sa per certo, − lo sente −, di rispondere troppo poco ed anche maldestramente all'Amore ricevuto nella vocazione. Del resto, dopo 25, 30, 50 e più anni di professione, di sacerdozio e quando l'orologio della via gira attorno o sopra ai cinquant'anni, c'è la netta percezione che abbiamo già vissuto abbastanza per non sentirci del tutto esenti dal male, dallo "spirito della carne" con le sue logiche mondane come sovente ci ripete e ci allerta il serafico padre s. Francesco. Per questo con lui, vorremmo pregare l' "altissimo onnipotente bon Signore" per togliere ogni scoria di mondanità dal nostro cuore: "Rapisca ti prego Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sulla terra, perchè io muoia per amore dell'amore tuo, come tu moristi per amore dell'amor mio".
Ci soccorre in questo sentirci piccoli e inadeguati, in questo essere vasi d'argilla sui quali è stato posto un gran tesoro, il dono della gratitudine che, come ho trovato scritto in Gibran, è "l'umile ricchezza di chi non possiede nulla" o, forse e meglio, di chi ha ricevuto, senza meriti, tutto, in misura sovrabbondante, dal Padre della misericordia. E come nel salmo responsoriale abbiamo pregato, vien da ripetergli senza stancarci "Canterò in eterno l'amore del Signore", perché la fedeltà sua in noi non viene mai meno. Anche quando la nostra vacilla, egli ci tiene per mano e ci permette di invocarlo come "nostro padre e roccia della nostra salvezza" (salmo 88).
-Gratitudine allora, lode al Signore, Padre della vita, della fede, della vocazione francescana; gratitudine a coloro per i quali oggi sono quello che sono. Ognuno di noi ha un proprio elenco, una lista che parte dalle radici sante della propria storia di salvezza, a partire dai genitori, dalla famiglia. Tanti volti, tante mani si sono chinati su di me. Tanti continuano a farlo oggi. Penso tra le varie voci, alla comunità di frati che mi sostiene e mi sopporta, al padre spirituale, al confessore, a chi vive un bene disinteressato per me, a chi mi corregge con premura ed anche ai "nemici", i fratelli che più faticano con me e io con loro: come ci invita s. Francesco, sono essi i primi da amare, anche se umanamente è difficile.
-Accanto alla gratitudine, la restituzione: "Che cosa renderò al Signore per quanto mi ha dato?" canta il salmista. Qui in basilica siamo vicini a s. Antonio, il nostro caro, carissimo Patrono. Lui in 36 anni di vita ha fatto tutto, senza – mi vien da dire − nemmeno festeggiare un giubileo, senza i tempi lunghi (i..."supplementari") concessi a noi. ...Poveri noi!
Imparando da lui, discepolo di s. Francesco, anche noi possiamo restituire ogni dono al Signore predicando con le parole e le opere. Papa Francesco più volte ha citato, a mio avviso in modo improprio, s. Francesco attribuendogli la seguente frase: "Predicate con la vita e se serve con le parole". Mi risulta che nelle Fonti Francescane non si trova un simile detto del Poverello: credo il Papa si sia in qualche modo rifatto a uno dei due modi per andar tra gli "infedeli", − cf. Rnb XVI −, oppure alla predica silenziosa di Francesco. "Perdoniamo" evidentemente Papa Francesco per il gran bene che gli vogliamo. I nostri s. Francesco e s. Antonio ci invitano invece (cf. la bella relazione di don Chino stamane) a collegare le parole – che devono venire dalla sorgente del Vangelo, dalla sua forza e non dal nostro ego! − con le opere in uno stile umile, caritativo ed insieme coraggioso come quando si tratta di difendere i piccoli e di annunciare il vangelo della giustizia. Un dire, un evangelizzare che dev'essere comprovato dalla vita, nel segno della fraternità e della minorità. Un annuncio che deve essere impregnato di Vangelo e entrare come grazia nel cuore di chi ascolta per conquistarlo a Gesù. Così possa risplendere la vita di ciascuno di noi!
Laudato sii, mi' Signore per questo giubileo che oggi mi concedi di celebrare assieme ai miei fratelli.
Ti chiedo umilmente di accogliere l'amore povero di adesso,
non è quello incosciente del primo sì, ma quello povero di ora,
non è la santità desiderata di ieri, ma la povertà offerta di oggi.
Grazie per avermi accompagnato a quest'oggi,
grazie per coloro con i quali mi hai condotto sin qui.
Guidami tu e permetti che sino alla fine mi lasci guidare da te.
Lanteri Giacomo19/11/1944 Raimondi Nicola12/09/1944 trasfiliato alla Provincia Rioplatense
25° Ordinazione Presbiteriale
Garcia Padron Julio Victor29/07/1989 Magrino Giuseppe08/04/1989 Parylak Adalberto05/02/1989 Voltan Giovanni16/12/1989
50° Ordinazione Presbiteriale
Ballan Lorenzo04/01/1964 trasfiliato alla Provincia Rioplatense Capuzzo Francesco14/03/1964 Linguanotto Carlo14/03/1964 Manenti Angelico14/03/1964 trasfiliato alla Provincia S. Francesco del Brasile Scapolo Candido08/12/1964