Sant'Antonio, il musical - Fonte "Corriere del Veneto" di Domenica 16 Febbraio 2014, pagina 22-23
«Antonius»: danza e teatro per rendere moderna la figura del Santo. In scena anche i frati della Basilica di Padova - Sant'Antonio diventa un musical messo in scena dai frati della Basilica di Padova, tra teatro e musica.
Antonius, se Antonio tornasse è il progetto di spettacolo e divulgazione teologica, che (dopo la prima a inviti di ieri sera a Padova al teatro Verdi), il 20 giugno andrà in scena sul sagrato davanti alla Basilica del Santo.
Recitazione e danza per un testo che vuole rendere attuali gli insegnamenti del Santo, ma anche provocare e fare riflettere. Lo spettacolo, scritto da fra' Luigi Francesco Ruffato, il frati che anima la vita culturale della Basilica di Padova, racconta di Sant'Antonio, o meglio di «Antonio», chiamato ai giorni nostri per dare consigli e affrontare situazioni problematiche strettamente legate alla contemporaneità. Coinvolti nel musical 27 attori, 12 ballerine e un buon numero di comparse, tutti diretti da fra' Martino Maria Verdelli, 37 anni, frate minore conventuale, regista, attore e docente di teatro, diplomato alla scuola di teatro di Bologna Galante Garrone, con un lungo elenco di lavori alle spalle.
«Antonius è «memoria» perchè vuole tenere vivo il ricordo delle parole e dei gesti di Antonio - spiega Verdelli che firma regia e sceneggiatura, oltre ad essere l'interprete principale - «provocazione» perché Antonio è presente oggi più che mai con il suo messaggio capace di scuotere le coscienze in quest'epoca in cui il sacro pare essersi eclissato». Nello spettacolo, il Santo (interpretato da fra' Martino) risponde e interagisce con personaggi della società di oggi: un avaro, un giudice, un imprenditrice che diventa prostituta per salvare la sua azienda, un usuraio, affrontando le problematiche in maniera anche sorprendente.
«Spesso non mi sono trovato d'accordo con le risposte che, nelllo show il personaggio di Sant'Antonio dà a chi lo interpella - ha fatto sapere padre Giancarlo Zamengo, direttore generale del Messaggero di Sant'Antonio - questo significa che il testo è capace di stimolare un dibattito e porre delle questioni nuove».
A scrivere l'opera, ritagliandosi il tempo dalle sue mansioni di frate del Santo, il letterato fra' Ruffato, già autore di saggi, che ha voluto incentrare l'opera sui bambini, simbolo di innocenza e anche del cuore pentito dei peccatori. Ecco che l'Antonio dell'opera teatrale deve affrontare, supportato dal pratico e schietto fra' Angelo, questioni d'attualità, stimolando riflessioni che vanno al di là della dottrina religiosa. Si va dal bambino che viene sgridato dalla mamma perché ha diviso la propria merenda con il compagno di banco, alla coppia non sposata che vuole la benedizione del Santo per avere un bambino. Si affrontano casi problematici come quello di un'imprenditrice che si prostituisce per evitare che i suoi dipendenti vengano licenziati, oppure di un padre di famiglia che uccide un amico pedofilo. In tutti i casi il personaggio di Antonio invoca misericordia, ricordando che il perdono si può ottenere solo dopo il pentimento. Oggi invece Padova festeggia il 750esimo anniversario del ritrovamento della Lingua del Santo con la «Festa della Traslazione»: alle 17 messa presieduta da fra' Giovanni Voltan, ministro provinciale, alla quale seguirà la processione interna alla Basilica con la reliquia.
Francesco Verni
"Antonius, se Antonio tornasse", ecco l'uomo materno e misericordioso - Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Domenica 16 Febbraio 2014, pagina 31
Antonio, "uomo materno e misericordioso" che sa ascoltare l'altro; "pastore" che libera e consola; "santo" che riconcilia le famiglie e che non pratica sconti all'ingiustizia: ecco "Antonius, se Antonio tornasse", la pièce presentata, ieri sera, in anteprima al teatro Verdi, ed in arrivo, il 20 giugno, sul Sagrato del Santo, come clou delle manifestazioni del giugno Antoniano.
L'opera teatrale si avvale della collaborazione della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e di AcegasAps.
Lo spettacolo, scritto da fra Luigi Francesco Ruffato, per la regia di fra Martino Maria Verdelli che interpreta Antonio stesso chiude il 750° anniversario del ritrovamento della Lingua incorrotta del Santo.
Per celebrare l'evento, due frati minori conventuali del Santo, fra Ruffato e fra Verdelli si sono messi all'opera per consegnare alla città una testimonianza viva del pensiero e dell'opera di Sant'Antonio. Lo hanno fatto in sinergia con la musica e la danza: sul palco infatti saranno presenti circa 120 persone, tra attori, comparse e i ballerini diretti da Lucia Galli del Ballet Center.
La narrazione dei fatti attinge all'oggi, sottolineando il filo che unì Antonio all'infanzia e pone molte problematiche attuali, come l'avidità, l'usura, l'ingiustizia nella prospettiva della misericordia. «Chi pratica la giustizia ama la misericordia e cammina con Dio, entra nella vita eterna anche senza prelati e senza frati, ma non senza bambini»: con queste parole, recitate da Antonio alla fine, si chiude la pièce teatrale che pone l'accento sul valore del "bambino", simbolo del cuore pentito dei peccatori, di innocenza, di bellezza, di trasparenza.
«Lo spettacolo dà una risposta alle provocazioni della vita, dà speranza agli uomini di oggi», ha spiegato Gianni Berno, presidente della Veneranda Arca del Santo.
«Sant'Antonio ancora una volta diventa messaggero della città», ha fatto seguito l'assessore Marta Dalla Vecchia.
Ines Thomas
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Antonius, il santo del Duemila portato sul palco dai frati - Fonte "Il Mattino di Padova" di Domenica 16 Febbraio 2014, pagina 27
È lo spettacolo andato in scena ieri al Verdi e che verrà rappresentato a giugno sul sagrato della basilica. La pièce è firmata da fra' Ruffatto, regista e attore protagonista è fra'Martino - Ieri sera a teatro con Sant'Antonio. Con uno spettacolo realizzato e interpretato dai frati. Lo spettacolo prende vita da un'ipotesi fantastica, da una trasposizione temporale di quasi mille anni (il Santo muore nel 1231) e torna a calcare la scena del Verdi nella Padova d'oggi. Eccolo, nell'umiltà del saio francescano, il Santo dei miracoli, il Santo che fa trovare le cose perdute, il teologo, il combattente, il grande predicatore, il difensore dei poveri e dei bambini. La pièce si chiama "Antonius", l'autore è Luigi Francesco Ruffatto, francescano. L'anziano frate è emozionato, commosso nel vedere premiata la sua fatica. Regista e attore nei panni di Sant'Antonio è fra' Martino Maria Verdelli. Verdelli, 37 anni, diplomato alla scuola di teatro di Bologna Galante Garrone, ha al suo attivo una quarantina di opere, una solida esperienza e una grande passione. Nel 2007 è entrato nel convento, è oggi frate minore conventuale. "Antonius" è opera di grande respiro: 27 attori, 12 ballerine del Ballet Center di Lucia Galli e a contar le comparse si supera il centinaio di partecipanti. La coreografia, curata dalla Galli, è rafforzata dalla musica, classica, jazz, blues a comporre un palinsesto musicale avvincente. Ieri alla presentazione di Antonius, nella sede dell'Arca del Santo sono intervenuti Gianni Berno, presidente dell'Arca, Cesare Pillon per Acegas Apt, Fiumani per Cariparo, che hanno finanziato lo spettacolo. Spettacolo che vuole essere memoria e provocazione, memoria nel ravvivare il ricordo delle parole e dei gesti di Antonio, provocazione perché Antonio è presente, attualizzato: la narrazione attinge all'oggi, tocca i nervi scoperti della nostra società. Il Santo è l'uomo della misericordia, una figura "materna" che abbraccia, libera e consola, che riconcilia famiglie e riconsegna i genitori ai propri figli. Ma nello stesso tempo non fa sconti all'ingiustizia e alla corruzione dei costumi. Antonio "materno" nel senso che sa farsi prossimo, sa farsi grembo per l'altro, esercita la virtù dell'ascolto, non si impone, ma traccia, accompagna, svolge un'azione maieutica. Sant'Antonio con il bambino in braccio è centrale nell'iconografia antoniana. «Il bambino», sottolinea Ruffatto, «è simbolo di innocenza, di trasparenza e di spontaneità. In Antonius rappresenta anche il cuore pentito dei peccatori, la conversione; il bimbo misura la coscienza degli adulti. Lui, Antonio di Padova, se ne tiene uno in braccio: è quello che ha contemplato in visione a Camposampiero poco prima di morire. C'è una frase nel dramma che ha la pregnanza di un ipertesto: «In Paradiso si può andare anche senza frati, ma non senza bambini». I bambini sono una presenza importante anche nella storia antica di Antonio. Sono essi, piccoli messaggeri, che correndo a piedi nudi dall'Arcella al centro, annunciano alla gente: «È morto Antonio, è morto il padre santo». La "prima" al Verdi di ieri sera è stata il prologo dello spettacolo pubblico: "Antonius" sarà rappresentato infatti all'aperto il 20 giugno alle 21 sul sagrato del Santo, nel quadro di quel "Giugno antoniano" che ha come cuore la tredicina, ma che punta ad un avvicinamento tra la città e il suo santo protettore. Oggi le celebrazioni per il 750° anniversario della Festa della Lingua che ricorre liturgicamente il 15 febbraio, ma che viene solennemente celebrata la domenica successiva. Momenti significativi alle 11 con la messa pontificale presieduta da monsignor Vittorio Lanzani, delegato pontificio e alle 17 con la messa solenne presieduta dal ministro provinciale fra' Giovanni Voltan.
di Aldo Comello
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Antonius e gli imprenditori in crisi - Fonte "Il Mattino di Padova" di Lunedì 17 Febbraio 2014, pagina 14
La rappresentazione dei frati ha toccato i temi dell'attualità - Sabato sera al teatro Verdi, una pièce decisamente originale, "Antonius": il santo dei miracoli, attraverso un viaggio nel tempo approda ai giorni nostri e viene toccato dalle ingiustizie del secolo, dai soprusi, dalla violenza soprattutto sui bambini e sulle donne. L'autore è frate Ruffatto e indossa il saio anche il regista ed attore che interpreta Sant'Antonio, Martino Maria Verdelli. Lo spettacolo non si può definire una "prima", l'appuntamento con il grande pubblico, l'incontro del Santo con la sua città è stato fissato per il 20 giugno alle 21 sul sagrato della basilica e si spera in una notte stellata. Quella di sabato è stata piuttosto un'anteprima, posti riservati, solo su invito. C'era tutto il mondo antoniano: Gianni Berno, il rettore, padre Enzo Poiana, un grappolo di suore, l'artista Elio Armano, l'onorevole Franco Frigo, Milvia Boselli. Era anche rappresentato l'arcipelago delle associazioni cattoliche, insomma, platea zeppa. In scena un bambino. Dorme. Viene svegliato da ballerine biancovestite, fate o angeli, che gli lavano il viso e lo coccolano, poi tutto cambia: il bimbo cerca protezione, ma viene ignorato, attorno a lui il caos della competizione, delle chiacchiere, un ambiente in cui serpeggia la cattiveria. C'è anche un uomo vestito di bianco, dice di chiamarsi Legione, è il maligno, quello esorcizzato da Gesù che trasferisce lo spirito immondo in un branco di porci. Della congrega fa parte anche uno strozzino. Scarabei stercorari, li definisce padre Angelo, la spalla di Antonio, una sorta di don Camillo disposto a difendere la fede a pugni. La ricerca dei genitori da parte di Antonio è faticosa, sofferta. Sul palco piovono lettere che chiedono aiuto. Qui la pièce lancia la sfida della provocazione: un'imprenditrice si fa prostituta per salvare l'azienda ed evitare il licenziamento di 60 dipendenti, tutti padri di famiglia; un uomo uccide l'amico quando si accorge che è pedofilo ed ha abusato di suo figlio. Antonio non giudica, ascolta e l'ascolto è già consolazione.
Aldo Comello
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