La missione è la risposta ad una chiamata e anche noi, un gruppo di giovani provenienti da tutta Italia l’abbiamo accolta con entusiasmo: i componenti erano originari di Padova - Nicola Bugin, Francesca Lion, Erika Biasibetti e Andrea Turcato -, Pordenone - Alice Bortolin -, Parma - Marco Padroni -, Como - Marta Cavadini -, Genova - Maddalena Fabbi - e Caserta - Luigi di Martino -, accompagnati da tre Frati Minori Conventuali - fra Rocco Predoti, fra Valerio Folli e fra Salvatore Cannizzaro - e una suora Elisabettina, suor Renata Ferrari.
La proposta missionaria a cui abbiamo aderito, infatti, è stata quella proposta dai Frati Minori Conventuali comunicata nel contesto dell'evento "Giovani verso Assisi" del Novembre scorso e incentrata sulla figura dei tre martiri del Perù: due Frati Minori Conventuali, Miguel e Zbigniew e un presbitero missionario diocesano bergamasco, Don Sandro Dordi. Ci siamo preparati a lungo incontrandoci a Padova da dicembre a maggio per entrare nello spirito e nel clima della missione e dopo un lungo pensare si è creato un bellissimo gruppo motivato e pronto a condividere la propria fede e ad essere testimone della speranza.
La prima festa per noi è avvenuta a Toronto quando ci siamo incontrati tutti insieme in attesa dell'aereo per Lima. Fare fraternità fra di noi è stato il primo grande passo per essere missionari credibili e autentici. Arrivati a Lima il giorno 7 siamo stati ospitati presso il “Centro de Espiritualidad, santuario y Casa de Retiro” dei Frati Minori dove abbiamo conosciuto anche la figura missionaria di San Francesco Solano, un grande santo per tutti i peruviani. Immediatamente la nostra guida, padre Jaroslaw Wysoczanski, Segretario Generale per l’Animazione Missionaria dei francescani conventuali, che visse e fece missione insieme a Miguel e Zbigniew, organizza il nostro trasferimento a Pariacoto, nella regione dell’Áncash, che dal giorno 9 diventerà il centro della nostra missione. Paesino rurale incuneato tra stupende montagne Pariacoto è tuttora centro dell'attività missionaria dei Frati Minori Conventuali della Provincia polacca di Cracovia, che hanno la cura pastorale di un totale di 72 comunità; ad oggi la comunità dei frati in loco è formata da due padri e un fratello laico, lascio immaginare a chi legge il lavoro immane di questa comunità religiosa.
Arrivati abbiamo curato, per prima cosa, il nostro rapporto con il Signore e la nostra conoscenza dei martiri francescani Miguel e Zbigniew partecipando alla festa per la ricorrenza del loro martirio; la Via Crucis e le S. Messe presiedute dal Vescovo di Chimbote, Mons. Ángel Francisco Simòn Piorno, e dal Vescovo emerito di quella diocesi, Luis A. Bambarén Gastelumendi, che fondò la missione in Pariacoto affidandola ai frati, ci hanno dato un assaggio dell'accoglienza stupenda dei pariacotini e ci hanno permesso di conoscere qualcosa del nostro campo di missione che sarebbe diventato utilissimo in seguito. Dopo quei giorni fantastici abbiamo ricevuto il nostro invio missionario e ci è stata consegnata la croce e il Vangelo segno di Colui da cui parte la missione e del vero contenuto del nostro agire: il Vangelo e il suo annuncio. Dopo il nostro invio siamo partiti divisi in gruppi per fare catechesi e servizio nei vari paesini vicini a Pariacoto dove la povertà è molto grande, rimanendo stupiti e grati dal fatto che mai siamo ritornati a Pariacoto senza aver ricevuto in dono della frutta, esser stati invitati a condividere un pasto o un the in una casa.
Testimoni della speranza
Formazione ed esperienza missionaria francescana in Perù
A cura di Valerio Folli OFMConv e Martina Giacomini stfe
Condividiamo la bella esperienza di formazione missionaria francescana rivolta ai giovani intitolata “Testimoni della speranza”, vissuta lo scorso anno pastorale (da novembre 2016 a luglio 2017), e culminata nella missione in Perù ad Agosto u.s.. La proposta, nata dal Centro Provinciale Missioni della Provincia Italiana Sant’Antonio di Padova, ha conosciuto in fase di organizzativa l’importante collaborazione con le suore Elisabettine, andando così a costituire un’equipe che ha realizzato concretamente il percorso. L’iniziativa è stata proposta a livello nazionale proprio per le caratteristiche originali del progetto.
Nei sei week-end di formazione è stato possibile: conoscere i giovani che hanno aderito all’esperienza – in totale hanno partecipato una ventina tra ragazzi e ragazze, provenienti da tutta Italia -; discernere insieme le motivazioni della partenza; aiutare i giovani ad entrare nel cuore dell’esperienza missionaria, sia da un punto di vista antropologico (affrontando alcune tematiche culturali, lo studio della lingua castigliana e gli aspetti ecclesiali dell’America Latina), sia spirituale (chiamati alla missione); conoscere cosa avrebbero fatto in Perù; conoscere i testimoni della fede che hanno dato la loro vita per la terra peruviana uccisi da Sendero luminoso in Perù nell’agosto 1991 (i beati martiri Michele Tomaszek, Zbigniew Strzałkowski – entrambi frati francescani conventuali polacchi – e don Sandro Dordi – prete fidei donum della Diocesi di Bergamo -). In particolare il percorso di formazione ha permesso ai giovani di prepararsi ai seguenti obiettivi: la condivisione del carisma francescano del “vivere tra e con la gente”; aiutare i giovani italiani a riscoprire l’esperienza di fede e lo spirito missionario; vivere un’esperienza di Vangelo, sui passi dei beati martiri del Perù, e di condivisione di questa testimonianza con il popolo peruviano, scoprendo nel martirio cristiano una forma di testimonianza di non violenza; favorire nei giovani la disponibilità al servizio verso gli ultimi; sostenere economicamente alcuni progetti caritativi proposti e seguiti dai Frati Minori Conventuali presenti in Perù, in favore delle popolazioni locali.
Proprio la dimensione del martirio è stata centrale nel percorso formativo: donare la vita per i fratelli in nome del Signore ha provocato i giovani partecipanti, aiutandoli a scavare dentro di sé per cercare le motivazioni del loro entusiasmo missionario e verificarne la consistenza. Un vero e proprio percorso di discernimento - attraverso il confronto con gli animatori, tra di loro e affidando ogni cosa al Signore nella preghiera -, in forza del quale alcuni hanno deciso di proseguire il cammino iniziato e altri hanno scelto di rinviarlo a un tempo futuro.
Il percorso formativo è stato importante anche per sollecitare il gruppo a crescere concretamente nel senso di responsabilità: hanno speso tempo ed energie nella gestione di alcune iniziative volte all’autofinanziamento (per abbattere i costi dell’esperienza estiva) e sostenere i progetti di solidarietà. Infine è stato importante coinvolgere il gruppo in altre esperienze favorendo l’incontro di altri giovani: Missio Meeting Giovani, proposto dal Centro Missionario Diocesano di Padova; il 5° Appuntamento Mondiale Giovani per la Pace organizzato dal Sermig a Padova; La Notte dei miracoli iniziativa per i giovani durante la celebrazione della tredicina di sant’Antonio presso la Basilica di sant’Antonio a Padova.
Dal 6 al 30 agosto i giovani sono partiti per il Perù, accompagnati da alcuni Frati Minori Conventuali e sr. Renata Ferrari, vivendo buona parte del tempo a Pariacoto, a nord di Lima, dove hanno svolto diverse attività: caritative, di evangelizzazione, educative e di lavoro manuale. Lo stile è stato di sobrietà, di essenzialità e di solidarietà fraterna con la popolazione locale, affiancando i missionari e i catechisti locali in diversi momenti, per esempio incontrando le famiglie, gli anziani, i malati, i bambini e le persone indigenti, cercando di sostenerli nelle varie necessità.
Grati di quanto il Signore ci ha donato, ascoltiamo ora la voce di alcuni giovani e di suor Renata.
Sono Marco, un ragazzo di 29 anni in cammino vocazionale con i Frati Minori Conventuali e ho scelto di partire per la missione in Perù per approfondire la mia fede e il mio cammino vocazionale.
Sono stato colpito molto dalla figura dei martiri e dalla loro storia che racconta una vita che si fa dono prima nell’aiuto concreto alle povertà materiali e spirituali di tanti e poi nella donazione ultima e totale dell’essere uccisi nel nome di Cristo. In particolare non scorderò mai gli anziani alla casa di riposo a Casma – a nord di Lima - dove ho fatto servizio.
Questa esperienza mi è servita per aprire gli orizzonti, ricordandomi che la Chiesa è una, santa, cattolica e apostolica e che quelli sparsi nel mondo sono miei fratelli nella fede e in cammino verso Gesù come me, che vivono e pregano a partire dalla stessa fede anche se con modalità, riti e tempi diversi. Sono tornato fortificato nella mia fede e nel mio cammino vocazionale.
Marco Padroni
Mi chiamo Maddalena: sono di Genova e ho 19 anni. A breve inizierò l’università. Il gran desiderio di fare un’esperienza missionaria mi ha spinta ad unirmi al gruppo ‘Testimoni della Speranza’ che si trovava a Padova, anche superando l’ostacolo della distanza geografica.
Del Perù mi hanno stupito soprattutto l’accoglienza, i sorrisi per strada, gli abbracci forti e pieni di affetto dei bambini, l’ospitalità ricevuta in casa da chi non mi conosceva. Tutte cose che a fatica in Italia si sperimentano. Subito ho provato disagio, ma poi ho sentito che di questa umanità semplice avevo bisogno e che ritornata a casa mi sarebbe mancata.
Sono stati momenti profondi e allegri le messe celebrate nella cappella dei martiri con i bambini e mi sono accorta che la fede delle persone incontrate è molto diversa dalla mia. Ma il dono più grande per me è stato incontrare la gente nelle loro case, spesso fatte di mattoni di fango e paglia intrecciata, e ascoltare le vecchie dei villaggi che ci testimoniavano il loro incontro con i martiri Miguel e Zibi. E vorrei dire che Miguel e Zibi ci sono stati vicini e ci hanno accompagnato durante il nostro andare.
A Chimbote, città a nord di Lima, ho capito la differenza tra vita e sopravvivenza. Qui ho visto madonna povertà – come la chiamava Francesco d’Assisi - e per me ha rappresentato un bel colpo allo stomaco: famiglie che vivono senza acqua e senza elettricità, i cui figli devono rinunciare alla scuola per lavorare in strada e dove la violenza domestica è all’ordine del giorno. Mi sono misurata con la povertà anche nella casa di riposo di San José gestita dalle suore di santa Teresa di Calcutta.
Ora inizia per me la vera missione: testimoniare ciò che ho visto e portare speranza per un mondo migliore.
Maddalena Fabbi
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Riassumo l’esperienza vissuta in Perù con alcune parole.
OCCASIONE. Mi è stato proposto durante l’anno di seguire il percorso Testimoni della Speranza, anche in vista dell’esperienza missione, assieme ai frati conventuali, suor Martina e un gruppo di giovani. Qualcosa di lontano dai miei impegni quotidiani e dal mio servizio, dal mio mondo ordinario e fuori dai miei schemi. Un’occasione appunto tutta da vivere.
MISSIONE. Vivere la missione in una ‘terra diversa’. E mi sono sorte tante domande: cosa significa missione o essere missionario? Cosa comporta? Qual è il cuore? Si può essere missionari rimanendo nel proprio paese? In Perù non ho trovato risposte, ma ho incontrato tante persone e ho visitato una cultura che mi ha arricchita.
MARTIRI. Siamo arrivati su una terra sacra, “bagnata” dal sangue di missionari che hanno condiviso la propria vita fino al martirio. Mistero davanti al quale ho cercato di “togliermi i sandali” per cogliere il “sacro” che si respira.
TESTIMONI. Abbiamo conosciuto persone che hanno condiviso una parte del cammino e del lavoro dei martiri. I primi testimoni di un amore che continua nel tempo, i secondi testimoni di un amore che profuma di vita donata fino alla morte.
FRATERNITÀ. Mi sono sentita “mandata” dalla mia comunità religiosa e ringrazio le tante persone che ci hanno accompagnato con la preghiera. E sono partita non da sola ma con un gruppo di “fratelli” con i quali abbiamo condiviso gioie e fatiche, emozioni, ricchezze e povertà.
ESPERIENZA. Che sia stata solo un’esperienza meravigliosa e fantastica da ricordare nel tempo o un’esperienza che si fa quotidiano? Spero in questa seconda opzione.
Suor Renata Ferrari