Nel 1995, in occasione dell'ottavo centenario della nascita di S. Antonio si coniò un binomio sintetico per descrivere vita ed azione del Santo: Antonio, Vangelo e Carità. Predicazione, annuncio del Vangelo con la vita anzitutto e poi con i vari mezzi, tra cui i media (vedasi, per es., il Messaggero di S. Antonio) e azione concreta verso i poveri e bisognosi. A livello della nostra Provincia religiosa, espressioni tangibili di quest'attenzione caritativa sono il VSA (Villaggio S. Antonio) di Noventa Padovana, alle porte di Padova, e la Comunità S. Francesco a una ventina di chilometri dalla città del Santo.
Queste due comunità sono state visitate dal Ministro proviciale dal 29 novembre al 3 dicembre.

NOVENTA PADOVANA (PD)
Convento e Villaggio S. Antonio
VSA2 S. AntonioNell'immediato dopoguerra i frati della Basilica del Santo si prodigano per i bambini orfani e poveri, dapprima in un locale adiacente al convento per poi portarsi a Villa Giovannelli di Noventa Padovana ove venne acquistato un grande terreno che in seguito ospiterà pure la grande tipografia del Messaggero. È nato così il Villaggio S. Antonio, espressione concreta della carità del Santo, dei frati della Basilica. Più avanti nascerà la Caritas Antoniana che grazie al cuore di tanti fedeli e devoti del Santo, molti dei quali raggiunti dal Messaggero di S. Antonio, porta avanti progetti in scala mondiale a vantaggio delle persone bisognose, delle missioni (cf. il sito santantonio.org e della Caritas Antoniana). Oggi gli "orfanelli", gli ex allievi, sono uomini già in età da pensione ma non mancano, specie quelli vicini a Padova, di recarsi ogni mercoledì al loro Villaggio per rendersi preziosi in tanti lavori. Li guida -mi hanno detto- un motto evangelico che viene dalla labbra di Gesù: "gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date". Accanto a Villa Giovanelli negli anni Sessanta nasce un vero e proprio nuovo "villaggio" di più edifici distribuiti nel verde del parco e dei campi da calcio. Gli anni passi, cambiano le povertà, le emergenze e il Villaggio si trasforma nelle varie accoglienze, facendo rete con i servizi sociali: delle persone diversamente abili, dei minori in difficoltà, dei ragazzi e delle famiglie del territorio.
VSA3 visione dinsiemeNel 2009 il capitolo provinciale della nostra Provincia, decide, superato il "tagliando" dei 50 anni, di dare credito al Villaggio, ritenendolo importante e voce concreta della carità del Santo. Sì, sempre quel "gratuitamente...". Si decide quindi di ristrutturare l'edificio divenuto vecchio e costoso a livello gestionale: nasce il nuovo Villaggio, inaugurato nell'aprile scorso, un vero gioiello ove dentro ci sta tutto quanto prima era sparso: centri diurni e alloggi delle persone diversamente abili, spazio per minori, luoghi d'incontro. Nel "vecchio" edificio, un asilo in affitto ed altri spazi ancora, con il desiderio di riprendere, passata l'ondata dei lavori, quello dell'accoglienza di gruppi, famiglie che ha sempre caratterizzato il Villaggio.
I frati sono cinque: Giovanni P., guardiano, Giancarlo C., Fabio, Marco B., Alex. Accanto a loro una comunità di Suore Francescane Missionarie di Assisi, tutte rumene e giovani, a condividere con i frati il servizio ai "ragazzi" e alle famiglie del Villaggio, portando avanti la tradizione che ha sempre visto al Villaggio frati e suore. Senza dimenticare i volontari, il giro delle famiglie, sempre benvenuti. Insomma, un piccolo grande "villaggio" ove, nel nome di S. Antonio, ci si incontra per vivere la passione, tutta evangelica, per i "piccoli", crescendo con loro e grazie a loro.
VSA8 la cappella del Villaggio
MONSELICE (PD)
Convento e Comunità San Francesco
Monselice 2 le case della Comunit La storia qui è più recente, ma è sempre una storia di carità. Verso gli anni Ottanta ad alcuni giovani frati vien data la possibilità di stare, dietro loro richiesta, con i poveri. Dopo i primi tempi, vissuti in sordina, nel 1980, s'apre la possibilità di una casa a Monselice, una ventina di chilometri da Padova ai piedi del Monte Ricco (in via Sottomonte) ove, sulla sommità esiste già una piccola comunità di frati che guida una casa di ritiri spirituali. I primi che arrivano sono dei giovani "tossici". Le accoglienze dapprima sono poche e si condivide lo spazio stretto dell'appartamento, poi le richieste aumentano e prende concretezza il passare a nuova dimora, reperita sempre a Monselice, in via Candie, attuale sede del Convento -che viene eretto nel 1990- e della Comunità intitolata a San Francesco. Dalla comunità con i soli frati si è passati ad una comunità terapeutica che ha tutto ciò che deve caratterizzarla, ma lo spirito è rimasto lo stesso: full immersion dei frati con le persone ferite che bussano al convento e le loro famiglie.
Monselice 8 verso le serre al tramontoLe droghe mutano e si fanno più sofisticate, diventando più subdole e pericolose delle prime; arrivano tante altre dipendenze (alcol in primis) che bussano alla fraternità; c'è poi il sempre delicato re-inserimento di chi ha concluso, nella speranza di veder rifiorire vite fragilizzate. Si allargano perciò gli spazi, salendo sino all'ex convento posto sul Monte Ricco per il "modulo" di persone che dipendono dall'alcol, si organizza una Cooperativa (la "Montericco") che trova nella coltivazione e vendita dei fiori il punto forza. Potrebbe essere questa delle serre, una buona immagine per dire la Comunità S. Francesco: accompagnare la crescita nascosta e speranzosa di tante vite, spesso una vera ri-fioritura di una piantina che, accudita ed amata, si riappropria della propria dignità e bellezza. Ma anche l'immagine del "lebbroso" che il giovane Francesco ebbe il coraggio di abbracciare e servire.
Monselice 5 la cappella della Comunit Quell'incontro cambiò la vita a Francesco e ai lebbrosi che non mancò di visitare: si sentirono voluti bene per davvero, riscattati. I frati sono tre: Danilo, guardiano, e Luciano (sono i due frati giovani di cui sopra, i "fondatori") e Gabriele T. Se vai a Monselice e li vedi con qualche piccolo bambino in braccio, oltre che con le mani tra fiori, terriccio e cose simili, è perché tra i vari ospiti in cammino terapeutico c'è il progetto delle mamme con i loro piccoli (sarebbe state queste le foto più belle, evidentemente, ma restano dentro). Una speranza di bene, ove la vita chiama la vita, i bambini le mamme, perché, come nelle serre, in silenzio e senza clamore, si compia il miracolo di rifiorire sempre.

fra Giovanni Voltan, Ministro Provinciale
 
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