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Il Presidente della Repubblica Mattarella, con decreto del 5 giugno 2017, ha conferito l'onorificenza della Medaglia d'oro al merito civile della Repubblica Italiana al nostro confratello il Servo di Dio p.Placido Cortese (1907-1944).

La consegna dell'importante riconoscimento per gli atti eroici di padre Placido e avvenuta a Padova l'8 febbraio 2018.

Il Presidente Mattarella aveva citato la figura eroica di Placido Cortese durante il suo discorso a Milano in occasione della festa della Liberazione del 25 aprile 2015. Ora padre Placido viene annoverato tra i poco più di 800 soggetti (persone o enti) a cui lo Stato ha conferito questa altissima onorificenza.

La motivazione del conferimento della medaglia alla memoria è la seguente:
 
"Direttore del "Messaggero di S. Antonio", durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 — Padova"
 
LINK: http://www.quirinale.it/elementi/DettaglioOnorificenze.aspx?decorato=346652 
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mattarella 5Il presidente Mattarella consegna ai frati del Santo la Medaglia d’oro al merito civile alla memoria di padre Cortese, che durante la seconda Guerra mondiale si prodigò per salvare perseguitati politici, internati ed ebrei
Il racconto del rettore e del vice rettore della Basilica del Santo, che oggi hanno ritirato dalle mani del Capo dello Stato la prestigiosa onorificenza nel corso di una cerimonia privata a margine dell’inaugurazione dell’Anno Accademico a Padova
8 Febbraio 2018| di Alberto Friso – Redazione del “Messaggero di sant’Antonio”

Con una cerimonia privata, in una sala del rettorato dell'Università di Padova, Sergio Mattarella ha consegnato ai frati della Basilica del Santo la medaglia d'oro al merito civile conferita al servo di Dio padre Placido Cortese (1907-1944), frate conventuale e direttore del “Messaggero di sant'Antonio” che durante l'ultimo conflitto mondiale si prodigò instancabilmente per salvare e aiutare prigionieri politici, internati di guerra ed ebrei perseguitati. Un'opera che gli costò la tortura e l'uccisione da parte della Gestapo nazista.

Il prestigioso riconoscimento è stato assegnato alla memoria di padre Placido già il 7 giugno 2017; oggi 8 febbraio 2018, in occasione della visita del presidente della Repubblica a Padova per l'apertura del 796esimo Anno Accademico dell'Ateneo patavino, si è creata la possibilità per i frati conventuali di ricevere la medaglia dalle mani della prima carica dello Stato. A incontrare il presidente sono stati fra Oliviero Svanera, rettore della Basilica del Santo, e fra Giorgio Laggioni, nella doppia veste di vice rettore della Basilica e di vice postulatore della causa di beatificazione di Placido Cortese. Sono loro a raccontare di come l'incontro, pur breve, sia stato intenso e partecipato.

«Il presidente della Repubblica – racconta fra Oliviero Svanera – si è dimostrato molto compiaciuto nel poter onorare con un riconoscimento istituzionale una figura come quella di padre Placido. Ha sottolineato l'importanza di tenere desta la memoria di una figura così esemplare, che ha dimostrato di conoscere molto bene. Ha citato pure le sorelle Martini, collaboratrici di padre Cortese, rammaricandosi per la recente scomparsa di Carla Liliana Martini».

Fra Giorgio Laggioni fa eco al confratello: «Al presidente Mattarella abbiamo descritto il memoriale che in Basilica ricorda l'operato di padre Cortese. Ne è rimasto sorpreso, non sapeva che esistesse. In ogni caso, sembra quasi aver registrato l'informazione a futura memoria, chissà, per un prossimo passaggio a Padova da mettere in calendario...». Questa volta non si è concretizzata l’occasione. «Avevamo fatto una richiesta formale al cerimoniale del Quirinale per poter avere tra noi in Basilica del Santo il presidente, ma purtroppo abbiamo avuto un gentile quanto fermo diniego, perché i tempi della visita a Padova erano molto stretti» prosegue il rettore. E tuttavia, il luogo scelto per la cerimonia privata non è stato solo occasionale, se è vero — come ha affermato Rosario Rizzuto, magnifico Rettore dell'Università di Padova, nella sua relazione di apertura —  che «siamo l'Ateneo di Concetto Marchesi, unica università insignita della medaglia d'oro al valore militare per la resistenza al nazifascismo».

Padre Oliviero riferisce anche di aver chiesto al presidente come fosse arrivato a conoscere una figura, quella di padre Placido Cortese, luminosa ma conosciuta più che altro a livello regionale, e poco di più… «La cosa mi incuriosiva, anche perché già in altra occasione Sergio Mattarella aveva citato padre Placido, il 25 aprile 2015, nel discorso dedicato alla Resistenza, insieme ad altre figure di spicco della Padova di quegli anni come Marchesi e Franceschini. Già fu una sorpresa quella volta, ora lo è a maggior ragione. Della medaglia d’oro al valor civile non ce ne eravamo nemmeno accorti: ci ha avvisato il prefetto, e abbiamo così potuto averne conferma sul sito del Quirinale, fino all’invito e all’incontro di oggi. Comunque, alla mia domanda il presidente ha semplicemente sorriso…».

Lo stupore è una delle chiavi di lettura della vicenda dell’ex direttore del «Messaggero di sant’Antonio», come spiega fra Svanera: «Padre Placido continua a stupirci. Testimonianze inedite sulla sua opera arrivano in convento ancora anche negli ultimi tempi. Fa molto effetto vedere quanto una figura così semplice abbia saputo fare nel bene. Nemmeno i frati suoi confratelli sapevano quanto si stesse operando per i disagiati; era arrivato addirittura ad ospitare delle persone in convento all’insaputa di tutti. Poi, va sottolineato che la sua fu un’opera di carità, non di politica. È forzato, come pure è stato fatto, dire che il presidente Mattarella rende omaggio al “antifascista padre Placido Cortese”. Non è così, e per noi, dal punto di vista francescano, è ben più di così. La sua azione di aiuto ai civili ebrei e perseguitati e ai militari anglosassoni è stata il suo modo santo di interpretare la propria vocazione di sacerdote e francescano, di pastore sensibile alle sofferenze del suo gregge. Del resto, la sua figura dà luce anche al “Messaggero di sant’Antonio”, di cui era direttore, e al suo motto “Vangelo e Carità”, che egli ben incarnò con la passione per la divulgazione alta del messaggio antoniano. Infine, se pensiamo a come è morto, torturato dalle SS nel carcere di Trieste, appare lampada che riverbera nei tempi oscuri della seconda guerra mondiale. Noi frati avviciniamo la sua testimonianza a quella di san Massimiliano Kolbe. Furono luci nelle tenebre, trasparenza di Vangelo».

Ed ecco infine la motivazione del conferimento della medaglia alla memoria, come indicato sulla pergamena consegnata ai frati insieme alla medaglia d’oro: «Direttore del "Messaggero di S. Antonio", durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 — Padova».

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mattino1Un articolo di padre Francesco Ruffato per "Il Mattino di Padova":

PLACIDO CORTESE , frate del Santo, medaglia d’oro al merito civile

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana, conosce bene il frate del Santo Placido Cortese. Tre anni fa lo ricordò a Milano nella cerimonia celebrativa del 70° Anniversario della Liberazione, quale eroe animatore di giovani donne  padovane, “come le sorelle Lidia, Teresa e Liliana Martini, che hanno affrontato a testa alta il rischio più alto e la prigionia (…) che guidarono la fuga dai campi di
concentramento di decine e decine di prigionieri alleati, prima dando loro il pane e un nascondiglio, poi instradandoli nottetempo verso la Svizzera, attraverso la rete costruita da padre Placido Cortese e da Ezio Franceschini, dell’Università Cattolica e da Concetto Marchesi, in seguito rettore dell’Ateneo di Padova”.
 
Il nostro Presidente con decreto del 5 giugno 2017 ha conferito l’onorificenza della Medaglia d’oro al Merito Civile della Repubblica italiana al nostro confratello p. Placido Cortese. La consegna del riconoscimento avverrà a Padova l’8 febbraio prossimo. La città ha già più volte manifestato di onorare il suo concittadino, definendolo il “Kolbe patavino”, inserendolo nel Giardino dei Giusti, dedicandogli una via, celebrando ogni anno l’anniversario della sua orribile morte nella sede della Gestapo a Trieste. Suona alta onorificenza la motivazione del riconoscimento: “(Placido Cortese) Direttore del Messaggero di S. Antonio, durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati In un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l’8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all’estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 – Padova”.
 
Ora padre Placido Cortese viene annoverato tra i poco più di 800 soggetti (persone o enti) a cui lo Stato ha conferito questa altissima onorificenza. Come dire che un cristiano non può essere né indifferente né neutrale. Il volto di frate Placido non era clericale. Lo aveva forgiato alla scuola di S. Antonio e dei poveri che in quel tempo avevano fame e paura. Gli associati al periodico di S. Antonio, di cui era Direttore, gli volevano un gran bene. Crebbero fino a oltrepassare il milione. Erano la sua famiglia. Non l’ avrebbe abbandonata mai. “Padre, voli via al più presto, se vuole salva la vita”, gli aveva raccomandato il vescovo di Padova, Carlo Agostini. “Non posso lasciarli a rischio. Meglio donare la mia vita piuttosto che venga tolta la loro”. Non tutti i suoi confratelli gli furono benigni. Troppo scomodo per comprendere il suo passo lungo.
 
È la sorte dei profeti, disse Paolo VI, riferendosi a don Primo Mazzolari. Placido in ginocchio sull’ultimo banco della cappella conventuale si sentiva un leone. Lo trafissero quando furono imprigionate le collaboratrici più assidue, disposte a morire piuttosto che tradire. Placido dal fisico gracile, claudicante, era dotato di un animo forte e generoso. Con il sorriso spontaneo abbracciava soprattutto i poveri.
Colto e umile si rendeva gradito a tutti. Scriveva dopo aver pregato. Ciò che diceva diventava carità. La gente con lui si sentiva cercata e amata, accontentata da ciò che poteva ricevere. Non faceva il partigiano in armi, ma nemmeno il neutrale. Tanto gli imponeva l’amore cristiano e appassionato. Non attendeva che si muovessero gli altri né si dilettava di criticare gli errori della chiesa o di quanti si trinceravano nella religione, nelle devozioni e lasciavano le miserie e le ingiustizie senza Vangelo, che attrae sempre come Dio. Anche il denaro che passava per le sue mani andava dove doveva andare. La medaglia d’oro è certo una gradita onorificenza, ma la sua eredità spirituale, religiosa e civile, è molto di più. Vale quanto un martire che non si è tenuto per sé nemmeno una goccia di sangue.

Luigi Francesco Ruffato, frate del Santo
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mattarella 2Medaglia d'oro al valor civile a padre Placido Cortese
Fonte "Il Gazzettino di Padova" di Venerdì 09 Febbraio 2018, pagina 4

PADOVA L'onorificenza era già stata conferita il 7 giugno scorso, ma la cerimonia vera e propria è andata in scena ieri, in una sala del Rettorato del Bo, quando i frati della Basilica del Santo hanno ricevuto dalle mani del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la medaglia d'oro al valor civile di cui è stato insignito il servo di Dio padre Placido Cortese, frate conventuale e direttore del Messaggero di sant'Antonio che durante l'ultimo conflitto mondiale «si prodigò si legge nella motivazione della medaglia -, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro riuscendo, dopo l'8 settembre 1943, a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi». Un'opera che nel 1944 gli costò la tortura e l'uccisione da parte della Gestapo nazista, nel carcere bunker di Trieste.

A ricevere la medaglia dalla più alta carica dello Stato - a Padova in occasione dell'apertura del 796esimo anno accademico, nel giorno in cui si celebravano anche i 170 anni dall'insurrezione dell'8 febbraio 1848 quando professori e studenti del Bo si ribellarono all'occupazione austriaca, e per questo furono uccisi -, sono stati frate Oliviero Svanera, rettore della Basilica del Santo, e frate Giorgio Laggioni, nella doppia veste di vice rettore della Basilica e di vice postulatore della causa di beatificazione di Placido Cortese.

«Il presidente della Repubblica racconta fra Oliviero Svanera si è dimostrato molto compiaciuto nel poter onorare con un riconoscimento istituzionale una figura come quella di padre Placido. Ha sottolineato l'importanza di tenere desta la memoria di una figura così esemplare, che ha dimostrato di conoscere molto bene. Ha citato pure le sorelle Martini, collaboratrici di padre Cortese, rammaricandosi per la recente scomparsa di Carla Liliana Martini».

Gli fa eco fra Giorgio Laggioni: «Al presidente Mattarella abbiamo descritto il memoriale che in Basilica ricorda l'operato di padre Cortese. Ne è rimasto sorpreso, non sapeva che esistesse. In ogni caso, sembra quasi aver registrato l'informazione a futura memoria, chissà, per un prossimo passaggio a Padova da mettere in calendario». «Avevamo chiesto al Quirinale di poter avere tra noi in Basilica del Santo il presidente, ma i tempi della visita erano molto stretti - prosegue il rettore Svanera -. E tuttavia, il luogo scelto per la cerimonia privata non è stato solo occasionale se è vero, come ha affermato il magnifico rettore del Bo, Rosario Rizzuto, che siamo l'Ateneo di Concetto Marchesi, unica università insignita della medaglia d'oro al valore militare per la resistenza al nazifascismo».

Una figura, quella di padre Placido Cortese, da sempre cara al presidente Mattarella che già lo aveva citato il 25 aprile 2015 durante il suo discorso per le celebrazioni della Resistenza. «Quando gli ho chiesto come mai lo conoscesse, il presidente ha semplicemente sorriso - ha spiegato fra Svanera -. È forzato, come pure è stato fatto, dire che il presidente Mattarella rende omaggio all'antifascista padre Placido Cortese. Non è così. La sua azione di aiuto ai civili ebrei e perseguitati e ai militari anglosassoni è stata il suo modo santo di interpretare la propria vocazione di sacerdote e francescano, di pastore sensibile alle sofferenze del suo gregge».
 
Nicola Munaro
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