20190427 muriasMonsignor Enrique Angelelli, vescovo argentino di origini italiane e di idee progressiste ucciso assieme ad altre tre persone nel 1976, primo anno della dittatura militare, sarà beatificato il prossimo 27 aprile nel corso di una speciale cerimonia a La Rioja. Lo ha ufficializzato la segreteria di stato del Vaticano, che he comunicato la data scelta da papa Francesco al vescovo di La Rioja, monsignor Marcelo Daniel Colombo, attuale arcivescovo di Mendoza. Al rito presenzierà il cardinale Angelo Becciu, Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi. Insieme ad Angelelli diventeranno beati anche i sacerdoti Carlos Murias (ofmconv) e Gabriel Longueville e il laico Wenceslao Pedernera. Nel 2014 la giustizia argentina ha stabilito che la morte del vescovo fu il risultato di "un'azione premeditata, eseguita nel quadro del terrorismo di Stato". I suoi assassini, Luciano Benjamin Menendez e Luis Fernando Estrella, sono stati puniti con l'ergastolo.

In attesa della beatificazione, rendiamo grazie a Dio per il dono di un nuovo martire alla nostra Famiglia francescana, ricordando che fra Carlo de Dios Murias, all’epoca del martirio, apparteneva alla Custodia Rioplatense della Provincia Patavina di S. Antonio di Padova (una delle due provincie madri della Provincia Italiana di S.Antonio di Padova insieme alla Provincia Bolognese di S.Antonio).

Riportiamo la lettera del Ministro generale OFM Conv e il documento della Conferenza Episcopale Argentina preparati per l'occasione.



Venerabile Carlos de Dios MURIAS, sacerdote martire
«È preferibile morire giovani avendo fatto qualcosa, che non vecchi senza aver fatto nulla»

Il nostro Ordine dei Frati Minori Conventuali si prepara nuovamente a rendere lode e onore all’Altissimo e Onnipotente Dio, perché uno dei suoi frati sarà presto aggiunto alla lunga schiera dei beati martiri che hanno saputo fare della loro vita e morte seme fecondo e Vangelo vivente per tutti coloro che cercano la salvezza.

Carissimi frati, innalzando il nostro fratello Carlos agli onori degli altari, il Buon Dio ci offre una nuova occasione per riflettere sulla nostra identità di Frati Minori Conventuali, sulla nostra serietà nel vivere la nostra chiamata nel tempo e nei luoghi in cui l’obbedienza ci ha destinati, ma soprattutto su come incarniamo la Buona Novella, prima di tutto nella nostra vita e nelle nostre fraternità, ma anche in mezzo al popolo di Dio in cui viviamo.     

Infatti, il 27 aprile 2019, nella città di La Rioja in Argentina sarà beatificato il nostro confratello, Fra Carlos de Dios MURIAS, religioso sacerdote martire, insieme ad altri tre Venerabili testimoni di Cristo, Mons. Enrico Angelo ANGELELLI CARLETTI, Vescovo della diocesi di La Rioja, il francese Don Gabriel LONGUEVILLE, sacerdote diocesano fidei donum e Wenceslao PEDERNERA, laico e padre di famiglia. Degno di menzione è che questi quattro nuovi beati, come erano strettamente uniti nella vita, così lo sono stati anche nella morte, ed ora per sempre sono insieme intercessori presso Dio per tutti noi, in particolare per i frati della Provincia Rioplatense e per tutto il popolo argentino. 
 
Il Venerabile Carlos de Dios MURIAS nacque a Córdoba (Argentina) il 10 Ottobre 1945, da Carlos María MURIAS ed Ebe Ángela GROSSO. Ricevette il battesimo poco più di un mese dopo la nascita, il 24 Novembre 1945 a La Falda. Raggiunta l’età per andare a scuola, fu inviato in un collegio gestito da religiose, dove si inserì molto bene e mostrò subito una particolare attenzione verso i compagni più bisognosi. Cresce come un ragazzo idealista, generoso, semplice e appassionato di musica, accogliendo nella sua personalità il meglio di ognuno dei suoi genitori. Conclusa la scuola obbligatoria, anche se sentiva attrattiva per la vita religiosa, viene convinto dal padre, che desiderava per lui una brillante carriera universitaria, ad avviarsi verso un liceo militare che frequentò con buon profitto.

Appena finito il liceo, ritornando a casa, anche se iniziò la carriera universitaria, disse esplicitamente al padre che voleva diventare sacerdote. In questa scelta ebbe un ruolo fondamentale il Venerabile Mons. ANGELELLI, conosciuto da lui durante il liceo; il Vescovo svolgeva una pastorale profetica e coraggiosa con i giovani studenti delle diverse facoltà dell’università cordobese, facendo sua l’opzione preferenziale per i poveri e contagiando tanti giovani che gli  correvano dietro. Stimato anche da suo padre, fu concesso al figlio di seguire il suo desiderio, sapendo che si trovava in buone mani.

All’età di ventuno anni nel 1966, inizia il Postulato nel convento di San José a Montevideo e un anno più tardi il Noviziato; lasciandosi forgiare dai formatori per diventare un buon frate francescano, inizia gli studi teologici in vista del Sacerdozio. Il 31 Dicembre 1971 emette la Professione solenne, mentre il 17 Dicembre 1972 Mons. ANGELELLI gli conferì il Presbiterato. Poco dopo l’obbedienza lo conduce nella comunità del Seminario Francescano di Moreno. L’anno seguente è di comunità nel convento di José León Suárez, dove svolge il ministero in mezzo ai giovani bisognosi.

Dal 9 Gennaio 1976 fino alla morte, il Venerabile Carlos portò avanti il progetto di aprire nuove strade per i Francescani Conventuali, svolgendo il servizio di vicario cooperatore a Chamical nella Diocesi di La Rioja, essendo Parroco il Venerabile Gabriel LONGUEVILLE missionario francese di fidei donum. Fra Carlos si impegnò con tutte le forze nell’annuncio della Buona Novella in mezzo alla gente, denunciando le ingiustizie secondo i parametri della dottrina sociale della Chiesa e attirando l’odio dei potenti. La sera della Domenica 18 Luglio 1976, mentre era a cena dalle religiose dell’Istituto “Sorelle di San Giuseppeˮ, fu prelevato insieme al Venerabile Gabriel LONGUEVILLE da alcuni sconosciuti presentatisi a nome delle autorità; i due vennero torturati e brutalmente uccisi la sera stessa.

Innamorato di Dio, sulle orme di San Francesco d’Assisi, impegnato nell’evangelizzazione e nella difesa dei poveri e dei perseguitati da parte del regime del tempo, la conclusione naturale di un tale genere di vita, non poteva essere che il martirio. Ed anche questo martirio, non deve essere visto come coronamento di un sogno di santità fine a se stesso, ma come donazione totale per gli altri, sempre, come hanno dichiarato tutti quelli chiamati a rendere testimonianza. Direi di più: donazione di tutto se stesso all’Ordine dei Frati Minori Conventuali, nell’allora ancor giovanissima Custodia Rioplatense di cui faceva parte, donazione alla Chiesa locale nella quale ha svolto il suo fecondo apostolato, donazione a tutti quelli che lo hanno incontrato per le strade del mondo.

Qualche tempo prima di essere ucciso, sapendo il pericolo a cui andava incontro se restava in mezzo ai fedeli della parrocchia di Chamical, avendogli uno domandato se non fosse meglio che andasse via, disse queste parole: «È preferibile morire giovani avendo fatto qualcosa, che non vecchi senza aver fatto nulla». Facciamo nostre queste parole del Venerabile nostro confratello Carlos de Dios MURIAS, e meditiamole, dando lode a Dio perché egli ha saputo darle vita, e chiediamo la sua intercessione, affinché anche noi possiamo fare lo stesso.

Nella vita e morte gloriosa del Venerabile Carlos si avverano ancora una volta le parole profetiche del Santo Papa Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri o, se ascolta i maestri, è perché sono dei testimoni».

Beato Carlos de Dios MURIAS, prega e intercedi per noi!

Fra Marco TASCA, Ministro Generale



Riportiamo qui sotto il bel messaggio della Conferenza Episcopale Argentina preparato per l'occasione.

“Pasqua riojana”, gioia di tutta la Chiesa

1. I vescovi argentini vogliono condividere con tutti la grande gioia della prossima beatificazione del vescovo Enrique Angelo Angelelli, fray Carlos de Dios Murias [ofmconv], del presbitero Roger Gabriel Longueville e del laico Wenceslao Pedernera. Sarà il 27 aprile 2019. Ringraziamo di cuore il papa Francesco, che così raccoglie il discernimento della Chiesa e ci incoraggia a spendere la nostra vita nel servizio1.

2. Angelelli, che era vescovo di La Rioja tra il 1968 e il 1976, sapeva che la sua morte era imminente e era disposto a donare la sua vita. In una delle sue ultime lettere ha informato il nunzio apostolico: "Siamo continuamente ostacolati nell'adempimento della missione della Chiesa. Personalmente, sacerdoti e religiose, siamo umiliati, requisiti e subiamo irruzioni dalla polizia per ordine dell'esercito. Non è semplice tenere un incontro con catechisti, sacerdoti o religiosi. Le feste patronali sono impedite e ostacolate... Ancora una volta sono stato minacciato"2.

3. Allo stesso tempo, dichiarava di vivere "con una grande pace interiore e speranza cristiana"3. Non nascose la sua paura ma si aggrappò alla forza che Dio gli dava. In questo modo si sentì unito alla vicenda di Cristo fino alla fine. Questa convinzione - che nella sofferenza e nella morte si riflette la nuova vita di Gesù Cristo - si esprime magnificamente nell'omelia dei riti esequiali di Gabriele e Carlos, dove Angelelli disse: "La Chiesa si rallegra e benedice Dio, perché è stata scelta per vivere questo mistero della Croce e della Pasqua del Signore, ed è venuta a condividere l'Eucaristia con due fratelli che sono già con il Signore... tutta la forza che è lì si fa nell'Eucaristia, si compie nel martirio, si compie nella testimonianza di vita, si fa preghiera, la preghiera è compiuta"4.

4. Come buon pastore, quando stava per dare la sua vita, ha sperimentato che il suo popolo ha sofferto e in qualche modo è morto in lui e con lui. Papa Francesco ha voluto soprattutto valorizzare quei casi in cui è stata verificata "l'offerta della propria vita per gli altri, che si tiene fino alla morte", perché "questa offerta esprime un’imitazione esemplare di Cristo, ed è degna di ammirazione per i fedeli"5.

20180608 murias5. Il Santo Padre ci ha anche ricordato che "la santificazione è un cammino di comunità, due a due. Ciò si riflette in alcune comunità sante"6. Angelelli non era solo nel suo martirio. Erano in quattro coloro che, uniti nella loro vicenda, ci stimolano "contro la tendenza all'individualismo consumista che finisce per isolarci nella ricerca del benessere oltre agli altri"7. Siamo commossi nel ricordare che, nella notte del rapimento, quando alcune persone che si facevano chiamare poliziotti andavano a cercare il fratello Carlos, padre Gabriel gli disse risolutamente: "Non ti lascerò solo. Vengo con te!"8. E morì con lui.

6. La morte di Angelelli e il modo come è morto sono un chiaro coronamento di una vita coerente con le sue convinzioni e con la missione del pastore di dare la vita per il suo gregge. Così ha suggellato con il suo sangue il suo impegno per la pace, la giustizia e la dignità integrale della persona umana, per l'amore di Cristo e dei poveri, in piena coerenza con il Vangelo.

7. La sua morte (nel mese di agosto 1976) si inserisce nel contesto del martirio Chiesa di La Rioja, del quale sono espressioni ineccepibili anche le morti Murias, Longueville e Pedernera (nel luglio 1976). Conferma anche la coerenza testimoniale della vita, del pensiero e dell'opzione pastorale di Angelelli. Fu testimone del Regno di Dio e della sua giustizia in una Chiesa perseguitata, ostacolata e martirizzata nei suoi sacerdoti, religiosi e laici. Quella era la sua identità più genuina, quella fondamentale, quella che fondò e orientò tutta la sua esistenza fino alla logica conseguenza di mostrare il più grande amore: dare la sua vita per il suo popolo e essere strumento della luce del Vangelo. Carlos Murias ha detto: "Potranno silenziare la voce del Vescovo, saranno in grado di mettere a tacere la voce di Padre Carlos, ma non potranno mai mettere a tacere la voce del Vangelo"9.

20190427 murias28. Angelelli, come fedele interprete del Concilio Vaticano II, era attento a cogliere i segni di Dio nella sua Parola e nella voce del suo popolo, guardando con occhi di fede la storia nella quale il Signore si manifesta. Era innamorato della fede dei poveri e della testimonianza dei più semplici. Era un pastore che si prese cura degli ultimi e portò loro la consolazione di Dio.

9. Ha amato la Chiesa. La sentì come la sua famiglia, il suo luogo di discernimento, il suo pulpito al momento di annunciare la Buona Novella e il grido di dolore della gente di La Rioja. Non ha mai provocato rancori, nonostante il clima di violenza vissuto. Ai funerali di Gabriel e Carlos ha detto: "Quanto è difficile essere cristiani, perché al cristiano è richiesto di perdonare! ... Il cristiano deve perdonare tutti". Con la stessa convinzione, Wenceslao - laico che è stato ucciso davanti alla porta della sua casa di fronte la moglie e tre figlie, e ha sofferto l'agonia per diverse ore - non solo ha perdonato i suoi assassini, ma chiese a sua moglie e le figlie di non conservare odio10.

10. Crediamo che sia meglio concludere questa lettera con le preziose parole dell'allora cardinale Bergoglio: "Il ricordo di Wenceslao, Carlos, Gabriel e il vescovo Enrique non è un semplice ricordo sigillato, è una sfida che ci interpella per cercare la loro strada, gli uomini che hanno osservato solamente il Vangelo, uomini che hanno ricevuto il Vangelo con libertà. È così che la Patria ci vuole oggi, uomini e donne liberi da pregiudizi, liberi da compromessi, liberi da ambizioni, liberi da ideologie; uomini e donne del Vangelo, solo il Vangelo, e, al massimo, possiamo aggiungere un commento, solo quello che è stato aggiunto da Carlos, Gabriel, Wenceslao e il vescovo Enrique: il commento della propria vita"11.

116ª Assemblea Plenaria della Conferenza Episcopale Argentina - Pilar, 7 novembre 2018

Note:

1. Si uniscono ad altri martiri dell'America Latina, tra i quali vogliamo sottolineare St. Oscar Romero, che è stato recentemente canonizzato.
2. ENRIQUE ANGELELLI, Lettera del 5 luglio 1976.
3. Ibid.
4. ENRIQUE ANGELELLI, Omelia al funerale di padre Gabriel Murias e Carlos Longueville.
5. Gaudete et exsultate, 5.
6. Ibid 141.
7. Ibid 146.
8. Testimonianza delle sorelle Josephine di Chamical.
9. CARLOS MURIAS, Omelia del 16 luglio 1976, Punta de los Llanos.
10. Testimonianza di sua moglie Marta Cornejo.
11. JORGE CARDENAL BERGOGLIO, Omelia nella Cattedrale di La Rioja, 4 agosto 2006.

nostra traduzione, link testo originale spagnolo: http://www.episcopado.org/contenidos.php?id=1824&tipo=unica
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